Napoli, da Secondigliano al Comune
NAPOLI (27 gennaio) – Il basilico che colora e insaporisce la pizza margherita verrà prodotto nel carcere di Secondigliano, così come i fiori che adorneranno i balconi di Napoli e quelli di Palazzo San Giacomo. E anche gli ospedali dei bambini. Come simbolo di speranza e di rinascita. I novelli giardinieri sono 10 detenuti del penitenziario che si affaccia su Scampia che cercheranno attraverso il giardinaggio di coltivare la speranza d una nuova vita.
Anche se c’è chi mestamente racconta: «Fine pena mai, questa è la mia sentenza e sono da 22 anni già in carcere. Il tempo che passerò nella serra mi aiuterà a vivere meglio». Accento pugliese, stringe le mani del sindaco Rosa Russo Iervolino che ha dato il la a questa iniziativa targata Comune di Napoli.
Perché dai docenti ai fondi tutto è gestito da Palazzo San Giacomo e dall’assesorato all’Ambiente retto da Gennaro Nasti. Mille sono i detenuti in una struttura che offre molto spazio: «La metà – racconta il direttore Libero Guerriero – è in attesa di giudizio definitivo e per noi sono presunti innocenti. L’altra metà è a pena definitiva e paradossalmente più facilmente gestibile. Speriamo di allargare questo progetto».
Il direttore lancia un’altra iniziativa: «Abbiamo la falegnameria, se ci sono ditte private che la vogliono gestire siamo a disposizione, basta che assumano i detenuti». Parte delle piante fiorite prodotte saranno offerte nel corso di una manifestazione pubblica in Villa Comunale. Le produzioni programmate sono di circa 5000 piante da fiore stagionali in vaso e 500 arbusti della flora mediterranea.
«Sarebbe un gran successo se la nostra città – dice la Iervolino – potesse dimostrare di essere la città del sole anche con molti fiori e se questi provengono dal carcere di Secondigliano avremmo vinto una sfida. Ritengo che siamo alla presenza di un progetto che consente di vivere la pena in modo diverso ed offrire una speranza per il futuro. Mi auguro che possiamo abbellire le nostre piazze e gli asili della città con i fiori di queste serre».
Nasti sottolinea: «Il progetto coniuga due obiettivi, valorizzare le strutture all’interno del Carcere a fini produttivi avviando un percorso di recupero sociale, e migliorare lo standard del verde urbano che così sarà più ricco. I detenuti avranno inoltre l’opportunità di apprendere un mestiere che potrà agevolarne l’inserimento lavorativo dopo l’espiazione della pena».
Uno dei dieci detenuti ringrazia il sindaco e ha voglia di parlare ma non è consentito dal regolamento. Però l’evento gli ha messo buon umore e ci scappa la battuta: «Quanto tempo devo restare in carcere? Dotto’, posso piantare una foresta».