Napoli, decreto rifiuti: proroga sui debiti Bertolaso: qualche sindaco andrà a casa
NAPOLI (17 dicembre) – Ore decisive per il
decreto che dovrebbe segnare la fine dell’emergenza rifiuti in Campania
e il passaggio delle competenze a Regione e Province affiancate fino a
settembre del prossimo anno da una «struttura stralcio» che farebbe
comunque capo alla protezione civile.
Il tema è al secondo punto del consiglio dei ministri di oggi e ieri si
è tenuto un lunghissimo «pre consiglio». Tanto lungo da rendere
impossibile il previsto incontro tra i tecnici di Bertolaso e i vertici
della Regione Campania che era programmato per ieri pomeriggio.
Nel summit sarebbe stato affrontato il nodo economico: i tecnici di
Bertolaso, in una prima stesura del testo, avevano addossato alla
Regione i debiti accumulati fino al 2004 quando le cariche di
governatore e di commissario straordinario coincidevano.
Guglielmo Allodi, capo della segreteria di Bassolino e delegato alle
questioni dei diversi commissariati aveva, invece, invocato un percorso
istituzionale di solidarietà. Da Palazzo Santa Lucia era arrivata la
richiesta di utilizzare i mesi in cui resterà in funzione la struttura
stralcio, che dovrebbe essere capeggiata dall’attuale responsabile
della missione finanziaria, Vincenzo Galiani Caputo, per quantizzare
con precisione i debiti accumulati che secondo la relazione di
Bertolaso al parlamento superano il miliardo e duecento milioni di
euro.
Solo a quel punto si arriverebbe a decidere come distribuire le spese.
Un’ipotesi che permetterebbe maggiore serenità nella prossima campagna
elettorale e che si rifletterebbe nel testo che andrà in discussione
domani. Ma non è detto che tutti i ministri siano favorevoli ad
allungare i tempi, e quindi la discussione si presenta estremamente
aperta e complessa.
Il decreto stabilirebbe anche i modi per accertare il debito fissando i
termini entro i quali le imprese che vantano crediti nei confronti del
commissariato devono farsi avanti presentando la necessaria
documentazione. Gli altri nodi da sciogliere riguardano la proprietà
del termovalorizzatore e la sistemazione definitiva dei dipendenti dei
consorzi di bacino.
L’impianto da Acerra, che è stato costruito da Fibe, società del gruppo
Impregilo, appartiene attualmente alla cordata di Romiti e a collaudo
ultimato (la data prevista era del 31 dicembre, ma potrebbe slittare
almeno di qualche giorno) sarà gestito dalla A2A. Secondo una prima
versione del decreto la proprietà sarebbe poi passata alla Regione che
avrebbe dovuto risarcire l’impresa costruttrice in base alle
valutazioni svolte dall’Enea.
Impregilo, naturalmente, pone però le sue condizioni per andare via e
non sembra intenzionata a passare le consegne senza una road map
precisa sulle fasi della consegna del pagamento. Resta il problema dei
dipendenti del consorzio di bacino: martedì sera Galiani Caputo aveva
chiesto ai dirigenti dei consorzi (che faranno capo alle società
Provinciali) di valutare gli esuberi in maniera da portare cifre
concrete in consiglio dei ministri.
Ai consorzi, infatti, resteranno i lavoratori assunti prima del 2001
che dovrebbero essere pagati dalle società provinciali (ancora da
costruire) con i proventi della Tarsu. Tutto il personale in esuberò
verrà poi collocato in un elenco che non potrà avere più di settecento
nomi, dal quale dovranno attingere gli enti locali in deroga al patto
di stabilità. Norma che non piace a tutti i ministri, considerati i
costi dell’operazione. Secondo una prima valutazione, infatti, a
Caserta ci sarebbero 260 persone in più e a Napoli 220.
E non è finita: difficilmente tutte le società provinciali saranno
pronte per l’anno nuovo e i dipendenti rischiano di restare senza
stipendio. Mentre a Caserta, infatti, si sta disegnano una nuova
società, a Napoli potrebbe essere nominato un commissario ad acta.