Napoli, degrado a Chiaia: una bidonville sotto il ponte di via Schipa
NAPOLI
(21 marzo) – Materassi, coperte, buste di plastica, panni stesi su un
albero e fornellini da campo per cucinare qualcosa e tutt’intorno
rifiuti, rifiuti, rifiuti. Benvenuti nella bidonville che si trova
sotto il ponte di via Michelangelo Schipa, nel cuore della municipalità
di Chiaia, a due passi dal corso Vittorio Emanuele.
Gli abitanti di via Andrea d’Isernia, e in particolare i
condomini del civico 24, sono esasperati. Da settimane sono costretti a
vivere con le finestre chiuse per non sentire odori nauseabondi,
schiamazzi e assistere a continue scene di degrado. In quelle
condizioni precarie dal punto di vista igienico e sanitario vivono una
decina di persone senza fissa dimora che hanno eletto il sottopassaggio
di via Schipa a loro casa per cercare riparo dalla pioggia e dal
freddo, ma la convivenza con i residenti di via Andrea d’Isernia si è
mostrata fin dall’inizio problematica.
Il disagio è raccolto da Maurizio Tesorone, vicepresidente della
prima municipalità che allarga le braccia. «Ho segnalato la situazione
ai vigili urbani, spesso sono costretti a presidiare le buche stradali
e impegnati in altre attività e perciò impossibilitati a svolgere
compiti relativi al mantenimento della sicurezza e del decoro
cittadino» dice invitando tutte le autorità competenti (Comune, Polizia
di Stato, Asl) a verificare le condizioni sanitarie in cui vivono
questi clochard. «L’arrivo del caldo non farà che peggiorare le cose
con serie ricadute sull’igiene pubblica – continua – molti di loro,
inoltre, sono stranieri e perciò sollecito l’ufficio immigrazione a
verificare il loro regolare soggiorno sul territorio italiano».
Preoccupazione arriva anche dai commercianti e dai due licei: il
Mercalli e il Pagano. Tesorone insiste: «La situazione non è isolata:
esistono altri bivacchi in via Orazio e nella centralissima piazza dei
Martiri due clochard dormono da mesi sul monumento ai caduti».
Il responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Napoli, Antonio
Mattone, invita a spostare il punto di osservazione del fenomeno: «Il
problema non è la convivenza con i residenti, ma il disagio che i senza
fissa dimora vivono sulla loro stessa pelle. Dovremmo prima di tutto
cercare di capire il loro disagio e aiutarli a ritornare a una vita
normale. Non si scaccia il problema rimuovendolo dallo sguardo». Solo
un mese fa la Comunità di Sant’Egidio ha ripubblicato una guida
tascabile per i choclard con tutti gli indirizzi utili dove poter
mangiare, dormire o lavarsi ma i servizi offerti sono ancora troppo
pochi rispetto alle esigenze in campo. «A Napoli abbiamo circa 1200
persone che vivono per strada e le strutture sono ancora insufficienti
per tutti – dice Mattone – abbiamo 100 posti letto al dormitorio
pubblico di via San Biagio dei Librai, 130 presso la comunità La Tenda
e 60 all’istituto Antonio La Palma, sempre nel rione Sanità ma solo
fino a giugno».
Poi Mattone invita i napoletani a non tracciare un solco netto
tra chi ha la certezza di una casa e di una vita normale e i clochard:
«Finire per strada è molto più facile di quanto si possa immaginare:
basta una malattia mentale, la perdita del lavoro o un divorzio per
mandare all’aria tutte le nostre sicurezze».