A Napoli è boom di ‘Neet’ ovvero per dirla in inglese “Not in Employment, Education and Training’, vale a dire i nullafacenti. Sono giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Quasi mai per scelta ma per perdita di fiducia. La loro eta’ va dai 15 ai 29 anni. In tutta Italia si stima che oltre 2 milioni siano in queste condizioni e che per il 56,5% siano donne: alcuni di loro sono scesi in piazza sabato scorso perchè fanno parte di quegli eterni giovani, senza diritti e certezze, che hanno partecipato alla mobilitazione nazionale dei precari. Nell’ultimo bollettino ‘Monitor’, la banca dati dei mercati del lavoro del ministero curata da Italia Lavoro, è emerso che nel Sud Italia i ‘Neet’ ammontano al 30% fino a toccare il 33,3% nel caso delle donne e il 27,4% degli uomini ed in particolare una maggiore concentrazione si è registrata nel capoluogo partenopeo. Quanto al titolo di studio, i valori piu’ alti si hanno per i giovani che possiedono il diploma di scuola superiore e la licenza media. In particolare per quest’ultimo titolo, si registrano valori particolarmente elevati, pari a circa il doppio della media nazionale, in Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
“I giovani napoletani e non stanno affrontano un momento di grande depressione e disorientamento – commenta l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione NoiConsumatori -. Se mettiamo i dati che sono emersi a confronto con la realtà attuale ci renderemo conto che il problema può essere considerato una conseguenza della crisi economica che non dà possibilità di lavoro e di guadagno. In una società sempre più competitiva dove chi non ha soldi e non è ‘ il figlio di’ ha la vita più difficile ed è tagliato fuori, dove i corsi di formazione si pagano fior di quattrini, dove le facoltà universitarie stanno diventano tutte a numero chiuso, dove la disocupazione è estremamente diffusa, dove la criminalità ed il lavoro nero la fanno da padroni, di cosa ci stupiamo? Non ci sono incentivi, ma solo tagli su tagli. La meritocrazia è un sogno lontano, non esistono tutele per i giovani, non ci sono prospettive di impiego: sono tutti elementi che sfiduciano e disilludono i ragazzi. Che gli enti e le istituzioni favoriscano politiche per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e creino chances, che investano sul grande potenziale cittadino costretto all’inettitudine”.