«Napoli, ecco i voti venduti con lo scambio delle schede». Si muove la Procura
NAPOLI (25 marzo) – Voti in cambio di
denaro o – come recita il codice, con prosa decisamente più formale –
«di altre utilità». Certificati elettorali che entrano a far parte di
veri e propri dossier per schedare gli elettori. E, per finire, il
sempre fiorente racket dei manifesti.
C’è tutto questo, ed altro ancora, nella informativa di polizia trasmessa in Procura, a Napoli.
L’ombra lunga del sospetto comincia a prendere corpo negli atti degli
investigatori, e a poche ore dal voto la corsa alla preferenza spinge
ancora qualcuno a mercanteggiare, a offrire somme di denaro in cambio
della agognata preferenza. Il sistema del rastrellamento dei
certificati elettorali prelevati «a garanzia» della promessa di voto è
un dato sul quale dovranno lavorare ora gli inquirenti.
Un mercato fiorente, a quanto pare, in alcune zone della città. Le
regionali in Campania rischiano di passare alla storia come uno dei
momenti più torbidi della vita democratica. La Digos della Questura di
Napoli è al lavoro perché ciò non accada. E tuttavia dalle zone a
rischio, quelle che l’inchiesta del «Mattino» ha indicato come gli
epicentri del fenomeno del voto di scambio, continuano a giungere
segnalazioni inquietanti.
Ieri mattina in alcuni condomini di Secondigliano c’è stato un gran
movimento di galoppini elettorali. Il porta a porta della campagna
elettorale combattuta con promesse di somme di denaro è continuato. Con
una sola differenza rispetto alle modalità già note e denunciate dal
nostro giornale: la «tariffa» del voto sarebbe infatti lievitata fino a
75 euro.
Che il fenomeno sia più esteso di quanto si possa credere, investendo
anche persone insospettabili, lo dimostra anche un’altra voce che
circola con insistenza in queste ultime ore: qualche insospettabile
professionista avrebbe messo a disposizione di alcuni candidati la
propria mailing list, offrendo – in cambio di una cifra che varia dai
1000 ai 2000 euro – la disponibilità a contattare i propri dipendenti o
i propri clienti per fare campagna elettorale. Da Portici, dove si sono
addensati altri sospetti, quelli di un presunto racket sul mercato
delle affissioni elettorali, fa sentire la propria voce il sindaco Enzo
Cuomo.
«Non ho notizie di questo fenomeno – dichiara – Durante le comunali il
clan Vollaro diede ordine ai suoi uomini di girare per i negozi
ordinando di non votare per me. Ho denunciato tutto un anno fa, e spero
che l’inchiesta vada avanti. Fino alla fine della campagna elettorale,
comunque, ho dato disposizione alla polizia municipale di intensificare
i controlli per strada dove si fa affissione elettorale».