Napoli, emergenza sangue al Cardarelli Stop dell’Avis alla raccolta di sacche
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NAPOLI (21 aprile) – Si ferma la raccolta di sangue per il Cardarelli: da ieri l’Avis ha interrotto tutte le attività a Napoli, nell’area vesuviana e nella penisola sorrentina. C’è poi da considerare l’enorme mole di lavoro assicurato attraverso il pronto soccorso. Alle 15,30 di ieri i dipendenti hanno segnalato disagi che vanno persino oltre l’ordinaria iperaffluenza: «Nel reparto di astanteria medico-chirurgica vi sono 60 ammalati e occupano tutte le vie di fuga e le porte di emergenza. Una situazione di estremo pericolo». «Non è possibile garantire l’assistenza in sicurezza senza affrontare le difficoltà della banca del sangue», sottolinea Grasso. Non solo: al Cardarelli è operativo il centro di riferimento per i pazienti talassemici, colpiti cioè da un gruppo di malattie ereditarie che causano anomalie nella sintesi dell’emoglobina. Questi ammalati periodicamente sono chiamati a sottoporsi a trasfusioni: potrebbero essere costretti a tornare più volte in ospedale se il quantitativo ematico necessario al momento non è disponibile. Con evidenti disagi, soprattutto per i pazienti che abitano in altre province. Per lunedì è fissato un incontro e affrontare le criticità: i vertici del Cardarelli si impegnano a evitare ricadute sull’assistenza. C’è di certo che l’obiettivo dell’Avis non è quello di provocare disagi. «Ci siamo autosospesi da tutte le attività in attesa di un chiarimento con l’azienda ospedaliera», spiega Raffaele Di Martino, presidente dell’Avis per il comprensorio di Napoli. La decisione infatti dipende da un provvedimento trasmesso dal Cardarelli che punta a razionalizzare le attività, a fronte delle carenze di personale. «Il problema è che non bastano i tecnici di laboratorio che devono analizzare e trattare il sangue dei donatori in modo da poter utilizzare e conservare le sacche raccolte. Sacche che, altrimenti, finirebbero al macero», chiarisce Grasso che avverte: «Le carenze di personale tecnico riguardano anche altri laboratori: quello centrale, ad esempio, e quello di microcitemia». Per assicurare la lavorazione del sangue dei donatori, erano stati assunti cinque tecnici con contratti a termine, finanziati dalla Regione nell’ambito di un progetto specifico. Contratti non più rinnovati. «La Regione deve intervenire. Le difficoltà non possono essere attribuite ai dirigenti dei servizi, ma vanno affrontate in una logica più ampia», è l’appello del sindacalista dell’Rdb. Nel corso delle ultime settimane, al Cardarelli le criticità sono esplose, tanto da spingere i vertici anche a bloccare l’invio delle unità di sangue raccolte dall’Avis. «È successo dal 12 al 18 aprile», spiega Di Martino. Invece con l’ultima nota, «ci chiedono di riprendere l’attività ma ci impongono di raccogliere venti unità al giorno. Questo è impossibile: non possiamo respingere i donatori». Al Cardarelli occorrono 32mila unità di sangue l’anno, utilizzate anche da strutture convenzionate. «Adesso si rischia di non rispettare gli obiettivi. In netto contrasto con il piano programmatico emanato dalla Regione con la delibera 1.647 del 2009», afferma Di Martino. Nel 2009, l’Avis ha raccolto 70mila unità di sangue in Campania. Dice Di Martino: «La nostra associazione è stata da sempre impegnata in programmi per l’autosufficienza della Regione, tanto da ricevere encomi anche dal centro di coordimento nazionale». La conclusione è netta: «Siamo stati costretti a interrompere tutte le attività destinate al Cardarelli, non potendo modificare il programma di sviluppo e sensibilizzazione a giorni alterni. Ma siamo fortemente preoccupati anche perché si avvicina l’emergenza estiva». E il sangue è necessario quanto mai. |