Napoli, frana sotto la tomba di Totò Il Comune ammette: «Lo sapevamo già»
NAPOLI
(9 aprile) – Dopo la denuncia del nostro giornale sulla frana che sta
travolgendo il cimitero del Pianto, dove si trovano le tombe di Totò,
di Enrico Caruso, di Nino Taranto , Napoli si aspettava un intervento
urgente: squadre di operai a puntellare le cappelle prossime al crollo,
tecnici a decine a studiare come fermare quello scempio.
Invece no: il Comune, che da mesi conosce quella situazione e non
interviene, sostiene che anche quest’ultima frana è nota da tantissimo
tempo e che non c’è nulla di strano. Certo, sono in corso attività per
un intervento futuribile. Ma senza una data precisa. Con calma. Intanto
i geologi restano attoniti e si chiedono come sia possibile non
mettersi subito al lavoro. Spiegano che la terra sotto a quel cimitero
è composta da materiale fragile che ci mette poco a sfaldarsi.
Confermano, in linea teorica, che alla prima fase di smottamento delle
cappelle più in basso, è possibile che seguano ulteriori scivolamenti
del terreno che possono coinvolgere l’antica chiesa del ’600 e anche le
cappelle sovrastanti, comprese quelle degli artisti. Chiedono di
intervenire in fretta. Ieri mattina l’assessore ai cimiteri,
Giacomelli, si è precipitato al cimitero del Pianto.
Dopo aver dato uno sguardo all’asfalto spaccato come un biscotto, alle
scale divelte, alle cappelle piegate verso il baratro, ha sentenziato:
«Nessun abbandono e nessuna incuria». Eppure davanti ai suoi occhi
c’era l’«originale» delle fotografie che vedete qui di fianco. Anzi
c’era di più: se l’assessore avesse spinto lo sguardo cinque metri più
in là, rispetto alla zona della frana, avrebbe notato che il cancello
di protezione del cimitero è stato segato e rimosso, e che è stata
predisposta una comoda scaletta per consentire a chiunque di accedere
liberamente, anche fuori dell’orario di chiusura. Un percorso comodo ed
efficace per malintenzionati e ladri che, in un ambiente in cui non v’è
traccia «di incuria né di abbandono» possono fare quel che vogliono,
quando vogliono.
Il Comune ha ufficialmente spiegato che quella frana è partita nel mese
di novembre, appena cinque mesi fa, probabilmente creata da un problema
di infiltrazione d’acqua, e ha chiarito che «gli uffici competenti
hanno predisposto un progetto di rifacimento del muro e del sistema di
canalizzazione delle acque piovane, che è all’esame della competente
Soprintendenza per il relativo parere, dopo le integrazioni progettuali
richieste e relative alla ricostruzione del muro con sistema di
palificazione».
Insomma, a leggere e rileggere le parole ufficiali del Comune si evince
un particolare: di quella frana si parla, per quella frana si preparano
progetti, ma per adesso non si interviene, se non con un puntellamento.
Nelle note ufficiali di palazzo San Giacomo non compare alcun impegno
ufficiale sui tempi di realizzazione delle opere di sostegno, della
collina di Totò.
Eppure lasciare la situazione così com’è, può provocare ulteriori
scivolamenti del terreno e coinvolgere tutte le altre strutture. Lo
dicono gli esperti geologi, non i passanti della zona.