Napoli, il centro trombosi del Cardarelli senza medici: pazienti respinti in rivolta
L’ambulatorio «emostasi e trombosi» del
Cardarelli rimane senza medici. Uno è morto, gli altri due vanno in
pensione. E con lo stop al turn-over, imposto a livello regionale, da
oggi si fanno sentire i contraccolpi sulle attività. I disagi più
pesanti riguardano i nuovi ammalati. Non saranno ammessi alla terapia
circa 50 pazienti l’anno, mentre ai 350 in cura sono proposte soluzioni
differenziate: i più gravi e a rischio complicanze, divisi per gruppi,
saranno seguiti da tre medici che fanno capo ad altri servizi dello
stesso dipartimento di oncoematologia. «I pazienti continueranno anche
a effettuare gli esami necessari al Cardarelli. A loro disposizione
resterà un infermiere e il laboratorio analisi», spiega il
capodipartimento Felicetto Ferrara. Gli altri ammalati, meno di una
cinquantina, precisa Ferrara, dovranno invece rivolgersi a un altro
centro medico.
Gli ammalati e i loro familiari però sono sul piede di guerra. Da una
parte apprezzano impegno, sensibilità e determinazione a trovare una
soluzione da parte del primario e degli altri medici del Cardarelli.
Dall’altra sottolineano le difficoltà. «Il problema verrà a sconvolgere
l’equilibrio di una terapia che molti di noi praticano, fin dai primi
anni Novanta, presso il centro di sorveglianza del Cardarelli – afferma
Anna Normale Incisetto, ex presidente dell’Aipa, l’associazione che
raggruppa gli ammalati in Campania – ciò significa che pazienti, che da
anni afferiscono al centro, dovranno cominciare da capo e affannarsi a
cercare tra i vari presidi napoletani quello che li accoglie e
soprattutto quello dove ci sono medici in grado di gestirli».
Ecco perché, aggiunge, «noi pazienti desideriamo fare appello alla
direzione affinché non cancelli un settore sanitario esterno, di
rilievo, ben funzionante, e non mandi allo “sbando” una schiera di
giovani, molti dei quali affetti da coagulopatie severe, e tanti
pazienti anziani per i quali il disagio si aggrava ulteriormente».
Franco Paradiso, direttore di presidio, assicura: «Il problema può
considerarsi risolto. Stiamo facendo e faremo tutti i passaggi
necessari perché il centro dell’ospedale resti un punto di riferimento
e di eccellenza».