Napoli, il dossier choc sull’acqua: «Falde inquinate, rischio coltivazioni»
NAPOLI E non solo: anche la falda acquifera contiene sostanze cancerogene. Lo Sono stati immediatamente stanziati 50 milioni di euro per risanare Secondo l’esperto la contaminazione futura della falda acquifera si Secondo i calcoli del geologo (che si è avvalso per le analisi di un Nella Resit sarebbero state sotterrate 341 mila tonnellate di rifiuti E come se non bastasse, ricorda Balestri, nel periodo dal 2001 al 2003 E Balestrieri spiega: «Tale stoccaggio, finito subito male per i
(28 maggio) – Aveva ragione il pentito Vassallo: i terreni a nord di
Napoli, quelli della ex discarica Resit, sono stati avvelenati da lui,
dai suoi fratelli e dall’avvocato Cipriano Chianese con la complicità
di quelli che ne hanno autorizzato l’utilizzo.
sostiene il geologo Giovanni Balestri nella relazione consegnata a
marzo alla Dda di Napoli. I magistrati, infatti, lo avevano incaricato
di verificare la situazione dopo le dichiarazioni del manager dei
rifiuti pentito. L’incartamento è poi stato inviato alla Regione e
mercoledì si è svolto un vertice al dipartimento nazionale di
protezione civile con l’assessore Giovanni Romano, il direttore
generale del ministero dell’Ambiente, Marco Lupo, e il commissario alle
bonifiche, Mario De Biase.
l’area della ex Resit e dei laghetti di Castelvolturno in stretto
raccordo con la procura della Repubblica. Un intervento deciso
praticamente ad horas vista la gravità della situazione descritta da
Balestri: «Il ritrovamento in falda di sostanze cancerogene quali il
tricloro e il tetracloro etilene direttamente e unicamente
riconducibili alle attività delle discariche Resit in località Scafarea
e alla tipologia dei rifiutiin essa smaltiti…comporta l’avvelenamento
della falda acquifera sottostante gli impianti».
estenderebbe «sin oltre i confini provinciali interessando la
popolazione di numerose masserie che utilizzano ancora i propri pozzi
anche per l’uso alimentare personale. Ugualmente in zona sitrovano
numerose attività agricole e zootecniche che utilizzano l’acqua
estratta da questa falda per l’irrigazione e il beveraggio». E ancora:
«La contaminazione può raggiungere i numerosi fossi e canali
risalentialla rete idrica superficiale dei Regi Lagni, se in
collegamento idrico diretto con la falda in questione».
laboratorio di Forte dei Marmi) l’infiltrazione di 14 mila tonnellate
di percolato mostrerà tutta la sua carica letale entro il 2064. Infatti
il liquido velenoso nei 23 anni di funzionamento della discarica non è
mai stato smaltito. Inoltre: le pareti del sito non sono state
impermeabilizzate. Spiega Balestri: «questo percolato attraverserà
naturalmente il tufo sotto l’invaso in 79 anni dal loro inizio
dell’accumulo (almeno dal 1985)nell’ipotesi più lenta, quindi il
disastro ambientale inevitabile inizierànon più tardi del 2064».
speciali pericolosi, a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio; 160
mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305 mila
tonnellate di rifiuti solidi urbani. E gli sversamenti sarebbero
continuati fino al 2008 anche se il sito era stato sequestrato già nel
2004. Non salva nessuno il geologo: al momento del passaggio di
gestione al consorzio di bacino Napoli 3, la discarica era ampiamente
sfruttata e non più utilizzabile.
il sub commissario Facchi aveva concesso alla Resit dell’avvocato
Chianese, già più volte indagato, un venti per cento delle volumetrie
ancora disponibili alla Scafarea per lo sversamento di rifiuti speciali
di provenienza privata e questo ha fatto sì che negli invasi Resit
(congestionati dal sovrautilizzo) si arrivasse ad un’inevitabile
miscellanea di rifiuti pericolosi privati con rifiuti non pericolosi.
Per concludere nel periodo tra il 2003 e il 2004 secondo il docente si
sarebbe realizzato un ulteriore sovrasfruttamento del sito. In quel
periodo era stato infatti chiuso un accordo con Fibe Campania per lo
stoccaggio delle balle.
ripetuti incendi, non doveva essere assolutamente messo in opera».
Nulla è stato risparmiato alla terra dei fuochi. Una storia di abusi
ripetuti che si dovrebbe concludere con la bonifica: «Stiamo
cominciando ad affrontare – dice Romano – questioni fondamentali che
non siaffrontavano, in Campania, da un quarto di secolo. Non appena
abbiamo ricevuto dalla Procura della Repubblica, la notifica dei
risultati delleanalisi, con il presidente Caldoro, ci siamo attivati
verificando da subito l’importanza della situazione».