Napoli, il mercato dei falsi testimoni 100 euro per una menzogna in aula
NAPOLI (21 gennaio) – Al mercato dei falsi
testimoni bisogna arrivare di buon mattino. Prima delle 8. Fare tardi
può comportare il rischio di non trovare più materia utile a rendere
false le carte di un processo davanti al giudice di pace. Funziona
così, ed è purtroppo questo il modo con il quale ancora si amministra
la giustizia in certe aule del distretto giudiziario napoletano.
Con i falsi testimoni. Cento euro e passa la paura. Tanto costa
assoldare un professionista della menzogna. E nella città italiana che
continua a vantare il più alto numero di cause in materia di
incidentistica stradale si può facilmente intuire come questo gioco
disonesto la valga tutta, la candela.
Per trovare un falso testimone occorre disporre di un «gancio» giusto.
Molti anni fa bastava affidarsi a un avvocato di quelli molto a buon
mercato (li chiamavano i «paglietta»), abbondavano nei pressi della ex
Pretura di piazza San Francesco o all’esterno di Castelcapuano.
Come nel film «La cambiale». Oggi che i tempi sono cambiati esiste un
vero e proprio servizio di caporalato che accetta le richieste,
filtrandole e destinandole al falso teste di volta in volta necessario.
Il loro punto di riunione è a un paio di centinaia di metri
dall’ingresso principale della caserma Garibaldi, su un marciapiedi non
lontano da una fermata del bus della caotica via Foria. È qui che ci si
incotra, che si discute e si fa l’affare; è qui che il giorno fissato
per l’udienza si ripete a memoria la parte che bisognerà sostenere
avanti al giudice di pace.
Non c’è mai passaggio di soldi in pubblico: il pagamento avviene
generalmente la sera prima. «Che vi serve?»,ci chiede il caporale, dopo
aver salutato un giovane avvocato amico che si sta prestando alla
provocazione. Spieghiamo di aver ricevuto una citazione da parte di
un’assicurazione che cura gli interessi di un automobilista tamponato
al corso Umberto.
«Fanno cento euro – replica l’uomo sui 50 anni, barba incolta e ventre
prominente – vi troviamo noi la persona giusta che dichiarerà di avere
assistito all’incidente, che la colpa non è attribuibile a voi e che
anzi la dinamica del sinistro è stata causata dal vostro avversario».
Il giro d’affari pare sia vorticoso. «Quello dei falsi testimoni –
commenta Mario Tuccillo, noto penalista napoletano e storico legale che
assiste le principali società assicurative italiane – resta purtroppo
un fenomeno ramificato, e non solo a Napoli. I casi abbondano anche a
Caserta, a Barra, in alcuni Comuni dell’area a nord di Napoli».
E come si combatte questo malcostume? «In assenza delle regole che
dovrebbero dettare il senso civico a questi professionisti della
menzogna – prosegue l’avvocato Tuccillo – io credo che un ruolo
determinante dovrebbero avere gli stessi giudici di pace: in fondo,
questi falsi testimoni sono sempre gli stessi che girano per le aule
della caserma Garibaldi, e non è impossibile riconoscerli. Quando si
presenta lo stesso testimone nell’arco di uno, due mesi davanti allo
stesso giudice, dovrebbe essere quest’ultimo a chiedergli: “ma come mai
lei è sempre qui a testimoniare?».
Ma il malcostume è duro da vincere. Le compagnie assicurative si
difendono come possono. «Ma c’è anche un secondo modo per contrastare
il fenomeno delle false testimonianze – conclude Tuccillo – Ammesso che
per i giudici di pace sia difficile da stanare questi mascalzoni,
allora potrebbero essere le forze dell’ordine a individuarli. Magari
confondendosi qualche mattina alla folla che sosta proprio davanti alla
caserma Garibaldi. Il che garantirebbe prevenzione e repressione del
fenomeno. Un fatto è certo: da queste situazioni deriva alle compagnie
di assicurazione un danno ingiusto e ingente».