Napoli, imprenditore rovinato dal racket minaccia di uccidersi: «Ora vivo di carità»
NAPOLI
«Ho perso tutto, immobili, case e negozi e ora non mi resta che la
Nato a Ercolano, Orsino – della cui vicenda aveva riferito oggi la Tgr
Fino a quando, però, i coniugi Orsino non decisero di acquista
«Una mattina trovai le serrande di tutti i miei esercizi forate da
L’uomo, quando non era in grado di rispondere alle richieste di denaro
Al danno si è poi aggiunta anche la beffa, dice Orsino, «all’esecuzione
(18 maggio) – Minaccia di uccidersi Luigi Orsino, l’imprenditore di San
Sebastiano al Vesuvio che stretto nella morsa dell’usura è finito sul
lastrico: l’abitazione dove risiede, l’unica rimastagli tra le
proprietà accumulate dopo anni di duro lavoro, è stata venduta per fare
fronte ai debiti.
dignità, che voglio difendere strenuamente. Piuttosto che finire in
mezzo alla strada preferisco levarmi la vita perché ritengo che sia
meglio una morte dignitosa che una esistenza squallida», dice l’uomo
che ora dinnanzi a se non ha altro che un baratro.
Campania della Rai – poteva dirsi un vincente: a Portici aveva dato
vita a un’attività commerciale di discreto successo, sviluppatasi
discretamente nel tempo. «Ero proprietario, insieme a mia moglie di 5
negozi, tre di abbigliamento e due di mobili – dice con orgoglio
l’uomo, che da ormai vent’anni risiede a San Sebastiano al Vesuvio –
l’attività commerciale andava bene e le mie aziende davano lavoro a 19
persone».
un’abitazione che attirò l’attenzione della malavita organizzata. «Così
vennero a conoscenza delle nostre cose – prosegue Orsino – le richieste
di estorsione furono immediate, esose, quotidiane e violente».
colpi di arma da fuoco: fu quello il primo segnale dell’inizio della
fine». Nonostante la pressione economica, comunque, Luigi Orsino
riusciva a fare fronte alle richieste estorsive fino a quanto, per
pagare, fu costretto a rivolgersi agli aguzzini: «Segnò la nostra fine
– dice l’imprenditore – perchè erano tutt’uno con i malavitosi del clan
Vollaro che ormai ci stavano rendendo la vita un incubo».
lo barattava con mobili di valore che i criminali usavano per arredare
le proprie abitazioni. Poi si passò alla cessione degli immobili: «Agli
usurai ho dovuto cedere tre appartamenti, due a Roccaraso e uno a
Ercolano», aggiunge affranto l’imprenditore, «ho chiesto prestiti alle
banche le quali, appena venivano a conoscenza della mia condizione mi
chiudevano i rubinetti».
degli espropri presero parte anche i malavitosi che vantavano crediti
nei miei confronti frutto di prestiti concessi a tassi del 30-30% al
mese». Orsino, che ha denunciato la sua triste storia alla Procura, ha
cercato di risollevarsi avviando altre attività finite tutte male:
«Adesso vivo di carità, in particolare grazie all’aiuto del sindaco di
San Sebastiano al Vesuvio che ormai mi fa anche la spesa», dice, «e di
Sergio Vigilante, presidente di un’associazione antiracket e antiusura
il quale mi ha messo a disposizione il legale della sua organizzazione».