Napoli, inchiesta sui finti testimoni il quartier generale alla Sanità
NAPOLI
(23 gennaio) – Un’organizzazione ramificata, estesa e capace di fornire
i propri «servizi» non soltanto a Napoli, ma in tutta la provincia.
Dietro i falsi testimoni che si radunavano in via Foria, nei pressi
della caserma Garibaldi (sede del giudice di pace) ci sarebbe una vera
e propria rete criminale.
In questo esercito di professionisti della menzogna sarebbero
confluiti, negli ultimi anni, qualcosa come un centinaio di persone
arruolate soprattutto tra disoccupati, pensionati, in qualche caso
persino studenti. Un sottobosco di insospettabili, ai quali veniva
fornita l’opportunità di un facile guadagno in cambio del minimo
sforzo: la falsa testimonianza nelle cause di infortunistica stradale.
L’indagine muove solo i primi passi e non sarà facile sgretolare il
muro di omertà e complicità che ha consentito ai responsabili
l’impunità. Ma una pista c’è: e porta ai presunti organizzatori
dell’associazione, che sarebbero vicini agli ambienti della criminalità
spicciola che gravita tra piazza Garibaldi e la Sanità. Naturalmente
occorrono verifiche e risocntri. Ma è un dato di fatto che – dopo
l’inchiesta del «Mattino» – da qualche giorno i soliti noti personaggi
che gravitavano il lunedì, il mercoledì e il venerdì, giornate di
udienza, nei pressi della caserma Garibaldi di via Foria è come se si
fossero volatilizzati.
Spariti dalla circolazione. Indagano polizia, carabinieri e polizia
municipale. Proprio la Municipale, alcuni mesi fa, aveva inviato in
Procura alecune «segnalazioni» su alcune strane deposizioni di
testimoni sfilati nelle aule del giudice di pace. Gli agenti in
borghese del Corpo guidato dal generale Luigi Sementa avevano intuito
l’esistenza di un giro di denaro che sarebbe ruotato intorno al
reclutamento di falsi testimoni. Oggi si scopre che l’organizzazione si
sarebbe mossa anche garantendo l’utilizzo di questi testi in sedi
diverse dalla caserma Garibaldi.
A Barra e in alcune sedi giudiziarie dell’hinterland, da Giugliano ad
Afragola. Sul fenomeno delle false testimonianze interviene Antonio
Coviello, ex ufficiale della Guardia di Finanza e docente di Marketing
Assicurativo presso la II Università di Napoli. Coviello dieci anni fa
scrisse – insieme con Maurizio Vallone (oggi capo della Direzione
investigativa antimafia di Napoli) – il libro «Truffa in nome della
legge», edito da Il Denaro. «Sul fenomeno delle false testimonianze –
afferma – avevamo proposto alcune possibili soluzioni al problema tra
cui un’“anagrafe dei testimoni” Ma da allora, nulla è stato fatto.
Sono stato addirittura audito anche in Commissione Attività produttive
presso il Senato della Reppubblica, illustrando dati e soluzioni
possibili; ma evidentemente sono troppi gli interessi e le connivenze
che ingrassano le tasche dei “soliti pochi”, a danno della
collettività, e che ostacolano il cammino della legalità».
«Paradossalmente – conclude Coviello – il sistema assicurativo tende a
proteggere il soggetto truffaldino senza fornire alcuna garanzia per
l’assicurato. Spesso le compagnie assicuratrici preferiscono pagare il
sinistro in odore di truffa, perché difficilmente dimostrabile, e però
scaricando sull’utenza finale onesta il costo dell’intera operazione,
attraverso il rincaro delle tariffe».