Napoli, la refezione non parte Scoppia la rivolta delle mamme
Il Comune non paga i bidelli, la refezione
salta e il direttore scolastico regionale, Alberto Bottino, scrive
all’assessore comunale Rispoli avvertendo: «Ci sarà un danno erariale e
i responsabili non saremo certo noi».
In altre parole: il Comune potrebbe essere chiamato a risarcire lo
Stato. Lo stop alla refezione provocherà, infatti, una riduzione
dell’orario scolastico, ma il ministero sarà costretto a pagare
comunque due insegnanti per ogni classe di scuola materna ed
elementare. E, come se non bastasse, l’orario dimezzato scatena le
mamme che minacciano scioperi e perfino ricorsi in tribunale mentre il
responsabile campano dell’associazione dei dirigenti scolastici,
Vincenzo Ciotola scende in campo per chiedere all’amministrazione
immediati interventi. Intanto sul sito del Comune è stato pubblicato il
menù di quello che i bambini avrebbero dovuto mangiare dal primo
ottobre.
Una vera beffa. Una matassa che ha incominciato a imbrogliarsi molti
anni fa e che ora sembra difficile da dipanare. Quando fu avviata
l’autonomia scolastica, infatti, i bidelli chiesero e ottenero
un’integrazione dello stipendio per il cosiddetto «scodellamento», cioè
per aprire le vaschette dei pasti. A pagare è sempre stato il Comune,
che ha il compito di provvedere alla refezione, ma lo ha sempre fatto
con notevole ritardo.
I tagli ministeriali al personale Ata hanno poi aggravato la situazione
riducendo al minimo il numero dei cosiddetti «collaboratori scolastici»
e contribuendo ad esasperare gli animi. A settembre è scoppiato il
caso: i bidelli, che solo qualche settimana fa hanno riscosso i
compensi relativi all’anno scolastico 2006/2007, hanno giurato che non
apriranno una vaschetta se non arriveranno i soldi del 2007/2008 e del
2008/2009.
L’assessore all’Istruzione, Gioia Rispoli, è ora impegnata in una gara
contro il tempo. «Sono riuscita a far pagare un milione e 213 mila euro
per lo scorso anno. Ora bisognerà aspettare il riequilibrio di bilancio
che dovrebbe essere approvato la prossima settimana dal consiglio
comunale per saldare i conti dell’anno successivo».
Per centrare l’obiettivo, però, occorre l’ok dell’assessore al bilancio
Riccardo Realfonzo, che non appare per niente scontato. Senza il suo sì
i ragazzini resteranno senza refezione in quasi tutta la città. C’è
anche chi ha pensato bene di organizzarsi autonomanente. A Pianura, ad
esempio, il presidente Fabio Tirelli, ha utilizzato un residuo di
bilacio per pagare fino a dicembre le ditte che provvedono ai pasti,
affidando loro il compito di aprire la vaschetta e ha chiesto al Comune
un’integrazione di 179 mila euro per il prossimo anno.
In alcune scuole, invece, si stanno organizzando con il panino e in
altre i capi d’istituto si appellano alla collaborazione dei docenti.
«Ma è assurdo chiedere ai capi d’istituto di assumersi responsabilità
che possono avere anche gravirisvolti sul piano penale oltre che
amministrativo», dice Ciotola. I presidi saranno costrette a pagare
multe salate se le procedure igienico-sanitarie non verranno
rispettate. Una situazione difficile. «È assurdo privare la scuola di
un servizio così importante – sostiene la responsabile della Cisl
Scuola di Napoli, Rosanna Colonna – bisogna subito trovare i fondi per
garantire un servizio essenziale».
E il direttore Alberto Bottino lancia un appello: «Non posso dare torto
ai bidelli che chiedono di essere pagati. Ma chiedo loro un impegno
particolare per risolvere il problema».