Napoli, la truffa dei finti ricoveri Coinvolti manager, medici e badanti
NAPOLI
(8 maggio) – Procacciatori di pazienti, badanti, medici di base. Ma
anche: manager della sanità privata e funzionari Asl. Tutti nello
stesso calderone, tutti finiti al centro dell’ultima mossa della
Procura di Napoli, che sta tirando le somme su quella che senza troppi
fronzoli viene bollata come
sanitario in Campania»: sotto i riflettori, ormai da mesi, il mondo
delle cliniche private convenzionate con le Asl e in grado di fornire
posti letto o attrezzature per fronteggiare le esigenze di una
popolazione sempre più anziana.
In campo la sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza
della Procura di Napoli, scoppia il caso dei «finti ricoveri». O
meglio: dei «ricoveri simulati e delle dimissioni fasulle», un
«sistema» che si sarebbe riprodotto per decenni, grazie al silenzio e
alle presunte omissioni di Asl e commissioni sanitarie regionali.
Blitz, perquisizioni, sequestri, ma anche intercettazioni telefoniche e
decine di testimonianze raccolte in questi mesi dagli inquirenti.
Indaga il pool mani pulite guidato dal procuratore aggiunto Francesco
Greco, nero su bianco c’è l’ultimo atto d’accusa al sistema sanitario
in Campania, alla luce di quanto emerso dagli atti notificati di
recente dai militari della Guardia di Finanza.
Inchiesta ampia, target preciso: è clinica «Villa Russo» di Miano, una
delle eccellenze nel mondo della sanità campana riconducibile alla
famiglia Crispino. Siamo a Miano ed è qui che negli ultimi tempi si
sono intervallati blitz e sopralluoghi. È qui che gli inquirenti
credono di aver scoperto il presunto (a ancora tutto da dimostrare,
ndr) «sistema dei ricoveri ripetuti e delle dimissioni simulate».
Truffa, falso, su uno sfondo di ipotesi associative. Ma in cosa
consiste il presunto business finito nel mirino della Finanza? Il caso
riguarda i ricoveri ripetuti in materia di «lungodegenza».
Detto in parole povere: i pazienti non lasciano mai la clinica privata,
garantendo sempre un costante flusso di denaro proveniente dalle casse
dello Stato, trattandosi di una realtà convenzionata con l’Asl
competente. Meccanismo ben oliato – scrivono gli inquirenti – al punto
tale da trasformare una clinica privata in un ospizio a tutti gli
effetti, in pieno regime di monopolio. Ma in che modo avviene il
«ricovero seriale»? Basta fare carte false, si legge in un decreto di
perquisizione: stando all’ipotesi investigativa, un paziente non lascia
mai di fatto il lettino della clinica. O meglio, lo lascia solo sulla
carta, per due o tre giorni, per poi ricoverarsi con un altro
certificato medico (prescritto da un medico di base «distratto» o
«colluso») e riprendere il posto di prima.
Ecco il ragionamento degli inquirenti: per legge la «lungodegenza» non
può durare oltre sessanta giorni ed è il momento in cui il paziente
viene dimesso solo sulla carta. Spesso – aggiungono gli inquirenti – il
paziente resta addirittura qualche giorno «gratis» in clinica, pur di
non lasciare mai il lettino, vitto e alloggio offerti dalla clinica.
Ipotesi che attende riscontri.
Fatto sta che, seguendo il ragionamento dei finanzieri, tempo tre
giorni dalle dimissioni (formali, ma non di fatto) e il «malato» viene
di nuovo «accolto» in clinica, riprendendo anche da un punto di vista
formale il possesso del ricovero lasciato libero. Un «sistema» che gli
inquirenti non esitano a definire «falso e truffaldino», in
un’inchiesta che ha fatto registrare un’impennata negli ultimi mesi e
che merita una considerazione: quella dei «ricoveri seriali e finte
dimissioni» è solo l’ipotesi dell’accusa, in una vicenda che ora
attende la replica da parte dei vertici amministrativi di Villa Russo
(riconducibili storicamente alla famiglia Crispino), ma anche di tutte
le persone finora coinvolte da blitz, perquisizioni o atti di pg, a
partire dai funzionari Asl Napoli uno, chiamati a controllare fatture e
tariffari delle cliniche convenzionate.
Inchiesta che punta in alto, al presunto «sistema», all’ipotetica
macchina mangiasoldi dei «lettini sempre pieni» – per dirla con
un’intercettazione finita agli atti -, e «guai a chi li tocca quei
pazienti dai lettini», si sentiva ancora strillare al telefono.
Chiudetela CHIUDETELAAAAA, troppe sofferenze a pazienti e parenti, deceduti anche per fame, dovevano chiuderla già nel 1992 per lo scandalo Crispino, lobby dei potenti della I Repubblica. Radere a suolo quello che rimane e spargere sopra sale, perchè mai più l’inferno vi sia sulla Terra. Erigere sul posto un monumento contro la malasanità.