Napoli, lentezza della Giustizia? 4 estorsori lasciano il carcere con 3 anni di anticipo…
Lasciano la cella, tornano liberi con
almeno tre anni di anticipo. Vanificata (almeno per il momento) la
denuncia delle parti offese, ma anche le condanne a sei anni di
reclusione rimediate in primo grado e in appello. Scadono i termini di
custodia cautelare e ben quattro presunti estorsori – tutti ritenuti
legati alla camorra del rione Mercato – sono stati scarcerati. Liberi
dunque Vincenzo Caldarelli (ritenuto legato a una famiglia da anni
radicata nella zona delle cosiddette case nuove, alle spalle del rione
Mercato); ma anche Raffaele Figliolino, Gennaro Liparulo e Nicola
Tarascio: erano stati condannati a sei anni di reclusione, con l’accusa
di tentata estorsione aggravata dal fine camorristico, ma anche per
un’ipotesi di sequestro di persona.
Condanne rimediate nel 2006, anche grazie alla decisione delle parti
offese – i titolari di una concessionaria di automobili nella zona del
Mercato – di raccontare tutto agli uomini della polizia, di non cedere
a minacce e tentativi di pressione da parte del clan locale.
Un processo che sulle prime fila via spedito, con la condanna a sei
anni di reclusione con la formula del rito abbreviato (che assicura lo
sconto di un terzo della pena agli imputati), poi la conferma in
appello e un destino giudiziario per i quattro imputati che sembra
oggettivamente segnato.
Poi, arrivati in Cassazione, c’è una svolta. È qui che si registra uno
stop del procedimento-lampo seguito nel corso dei mesi dal pool
anticamorra della Procura di Napoli: i giudici capitolini sostengono
infatti che non è possibile contestare agli indagati due aggravanti
sullo stesso tema (il concorso di più partecipanti nella condotta
delittuosa), tanto che gli atti tornano a Napoli, in Corte d’Appello.
La Cassazione annulla, dunque, e in attesa che venga fissata una nuova
udienza, viene accolta la richiesta di scarcerazione dei penalisti
Antonio e Sergio Morra: la sentenza non è ancora diventata definitiva e
i quattro presunti estorsori lasciano la cella con tre anni di
anticipo.
Eppure l’inchiesta aveva retto a due gradi di giudizio. Eppure, accanto
alle presunte parti offese, c’era un’informativa di polizia giudiziaria
sul presunto ruolo della famiglia Caldarelli come «perno» degli
equilibri interni alla camorra targata clan Mazzarella; eppure, in
ultima battuta, era arrivata la decisione di uno dei presunti estorsori
di collaborare con la giustizia. È la storia di uno dei primi pentiti
della zona del rione Mercato – l’ex potenziale killer Francesco
Capuozzo – il cui il racconto fatto ai pm chiuse il cerchio (almeno in
primo grado) attorno al gruppetto di presunti taglieggiatori. Il
pentito raccontò decine di presunti episodi criminali riconducibili ai
Mazzarella, tra cui la gestione del racket nella zona del porto e
finanche alcuni particolari riconducibili all’omicidio di Annalisa
Durante, avvenuto nel 2004 a Forcella. Versioni ritenute attendibili,
che hanno fatto scattare procedimenti su più livelli dell’ala criminale
della zona del Mercato. Poi, almeno pochi giorni fa, è arrivato
l’intervento della Cassazione, con una decisione che si estende anche
ad altri presunti componenti del gruppo delle «case nuove», che restano
detenuti però nel corso delle altre inchieste.