Napoli, l’inchiesta sui falsi ciechi I soldi dalle pensioni dei defunti
NAPOLI
(8 marzo) – Dice di aver visto pacchi di soldi alti così (mezzo metro
per trenta centimetri), un flusso di denaro sproporzionato, circa nove
milioni di euro. Operazione Gerico, truffa dei finti ciechi, c’è una
svolta.
C’è un testimone, una voce dal di dentro, uno che sta spiegando come
agiva Salvatore Alajo, quali erano i suoi contatti politici e
amministrativi, chi sono gli uomini d’oro di un giro di affari
destinato «ad investire tutta la provincia di Napoli».
È un ex socio d’affari di Salvatore Alajo, in passato con le stesse
simpatie politiche: era attivo nell’ex patronato di Santa Caterina,
prima di passare nella nuova sede di via Solitaria. Ha visto tutto,
conosce i passaggi delle false pratiche, ha fatto nomi di
insospettabili oggi al vaglio dei pm: un dirigente Inps (con il compito
di sbloccare le pratiche), di un medico di fiducia, uno con il vizio
del gioco noto come «Mario bros», di un dipendente comunale, ma anche
di un ex dipendente delle Poste, quello che materialmente andava a
ritirare decine di migliaia di euro di arretrati per pensioni costruite
a tavolino.
Le pensioni dei morti
È il 28 gennaio, dinanzi al pm Pino Noviello, al capitano Federico
Scarabello e al luogotenente Tommaso Fiorentino, quando il pentito
svela il trucco: «Le pensioni false erano relative ad altre patologie,
come malattie mentali o sordomutismo, seppure il procedimento di
falsificazione era lo stesso di quello poi seguito per i non vedenti.
Salvatore Alajo e i suoi complici si appropriavano di numeri di
pratiche, ossia numeri di protocolli di pratiche archiviate presso
l’Asl per vari motivi, anche per casi di mortalità: con questi numeri,
poi, creavano false nuove pratiche a cui attribuivano gli stessi numeri
di protocollo». Così la falsa pratica arrivava fino all’Inps, passando
per Asl e municipalità, grazie a moduli e timbri rubati dagli uffici
giusti. Uffici dove erano attivi presunti soci in affari, come emerge
dagli atti depositati al Riesame su Alexandra Danaro, moglie di
Salvatore Alajo.
Pacchi di soldi così
Il pentito ammette di aver segnalato alla presunta banda nomi di finti
malati e di aver ricevuto in cambio una volta mille e una volta duemila
euro. È indagato e confessa: «So che la vicenda riguarda circa 9
milioni di euro e vari tipi di pensione di invalidità. E che si è
allargata a tutta la provincia». Poi, dopo pagine bianche zeppe di
omissis, un’altra conferma: «Un giorno Alajo ritenne di farmi vedere
una pila di 40 centimetri per 30 di soldi nuovi, dicendomi che venivano
dalle false pensioni. Ho visto anche buste piene di soldi arrivare a
casa sua».
Il medico riceve il mercoledì
Tra gli uomini d’oro della presunta truffa, spunta il nome di un
medico, personaggio di fiducia di Alajo, indicato come «Mario Bros»,
titolo di un videogames: «Gennaro, dipendente della sezione Chiaia (che
va ritenuto estraneo alla truffa fino a prova contraria) faceva
raccordo tra la sezione e Salvatore Alajo. Chi gestiva tutto sulla
sezione per le false pensioni era il dottor ”omissis”, ossia Mario
Bros. A questi Alajo dava soldi che il dottore puntualmente si giocava.
So che il mercoledì pomeriggio, alle cinque, Salvatore Alajo andava a
portare le pratiche di pensione a un collaboratore di Mario bros.
Spesso ho sentito dire dai membri del patronato che Mario Bros sapeva
come istruire le pratiche pensionistiche fasulle».
Non solo finti ciechi
È uno dei punti centrali dell’inchiesta che ha condotto ai domiciliari
una sessantina di sedicenti invalidi civili, oltre a tenere in cella la
famiglia del consigliere della municipalità (padre e moglie in carcere,
ai domiciliari la mamma). Spiega il pentito: «So che c’erano pensioni
di invalidità per malattie mentali. Ricordo ad esempio che Salvatore
Alajo, anche parlando con i componenti del patronato, diceva: «A questo
possiamo dare vascolopatie cerebrali, sindrome delirante e attacchi di
panico con delirio». Più avanti, il teste parla di pratiche per
sordomutismo e per altre patologie nervose.
Un numero per entrare in caf
File di persone con il numero in mano, tutti in attesa di una pensione:
«Rimasi sorpreso perché chiedevano pensioni di invalidità senza neppure
sapere per cosa, per quale malattia. Tanto che molti, dopo gli arresti,
hanno protestato per aver avuto una pensione per cecità, che è la
malattia più facile da riconoscere». Altra scena, sembra tratta dal
film «La banda degli onesti»: «Settembre 2009, Salvatore era chiuso in
ufficio assieme alla moglie, a Ciro Giardulli e anche assieme al padre
Luigi, tutti lì a compilare con procedura automatizzata le false
pratiche: discutevano persino su quale patologia assegnare agli
interessati».
Il ruolo di Passariello e Signoriello
Il teste sostiene che fino al 2007 l’ufficio Caf di piazza Santa
Caterina era pagato dal consigliere regionale (che non è indagato), e
che la moglie di Alajo, Alexandra Danaro, era alle dipendenze in
regione per Passariello. Spiega il pentito: «Alexandra Danaro lavora
presso la funicolare di piazzetta Augusteo e so che lì l’ha fatta
assumere tramite Passariello un tale Ciro Signoriello (consigliere
comunale del Pdl, anche lui estraneo all’inchiesta)». Seguono pagine di
omissis.