Napoli, lunedì chiudono 20 centri di riabilitazione per protesta contro i mancati rimborsi dell’Asl Napoli 1
Nel buio della sanità campana un’altra
mazzata sta per abbattersi sui cittadini. Da lunedì prossimo
chiuderanno, ad oltranza, venti centri privati di riabilitazione.
«Siamo al collasso», attacca il coordinamento delle strutture. Alla
base della drastica decisione l’esaurimento delle prestazioni previste
e «le inadempienze contrattuali» da parte della Asl Napoli 1 Centro che
«non effettua il rimborso delle prestazioni erogate da trentacinque
mesi». La ripresa delle attività, fanno sapere i centri di
riabilitazione, avverrà quando saranno accolte le loro due richieste.
La prima: il pagamento del primo semestre 2009; la certificazione dei
crediti al 31 dicembre 2008.
Immediata e rabbiosa la reazione dei lavoratori dei centri che da
lunedì terranno un presidio permanente davanti alla sede della Regione
in via Santa Lucia. «La Regione – accusa l’Associazione lavoratori
sanità privata – ha deciso di far perdere il lavoro a quattromila
professionisti e di negare l’assistenza a circa ventimila assistiti. È
impensabile che i centri abbiano accumulato quasi quarantadue mensilità
di arretrati da parte della Asl e che i lavoratori non debbano
percepire lo stipendio».
Mentre la Federlab fa sapere che per le analisi ordinarie per il
momento non dovrebbero esserci problemi, il destino dell’assistenza
privata è tutto nelle mani del Tar. Il 23 settembre, mercoledì
prossimo, il Tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi su quale
delibera della giunta fa testo ai fini dell’erogazione delle
prestazioni, se le 1268 o la 1269.
Nel caso facesse testo la prima, l’assistenza potrà riprendere solo dal
primo gennaio con effetti drammatici per i cittadini; se invece facesse
testo la seconda, entro poco più di un mese (il primo novembre)
potrebbe riprendere l’assistenza in regime di convenzione.
Ed è quanto sostiene la Regione. Una previsione giudicata però
«azzardata» dalla Aspat (Associazione sanità privata accreditata) che
anzi replica alla Asl e all’assessorato che imputano ai centri privati
di aver sforato benchè fossero stati informati della necessità di
rispettare i vincoli. «Il fabbisogno programmato – dice Pier Paolo
Polizzi, presidente Aspat – è largamente sottostimato anche per le
ripetute riduzioni delle attività specialistiche degli ambulatori
pubblici che hanno comportato un aumento della domanda al privato e che
ha contribuito a spiegare il raggiungimento anticipato delle
prestazioni contrattualizzate».