Napoli, orrore nel cimitero Niente auto, esumazioni fai-da-te
NAPOLI
(12 maggio) – Chi l’ha vissuto sa bene quanto sia triste e doloroso il
rito dell’esumazione: a Napoli, però, lo è ancora di più. Dopo aver
recuperato i resti sepolti sotto terra, gli operatori cimiteriali non
possono fare altro che fermarsi. Mancano i mezzi comunali per il
trasporto verso le nicchie. Così, se l’ultima dimora è lontana dal
luogo del seppellimento, bisogna arrangiarsi. E qui comincia la vera
tragedia.
«Mo che facciamo, dottò?». Immaginate lo strazio: una persona ha appena
vissuto il traumatico momento del disseppellimento di un caro, spera
solo che la vicenda si concluda presto con la definitiva tumulazione, e
invece i resti avvolti in un lenzuolo restano lì, perché non c’è un
mezzo per spostarli. Se il trasferimento è vicino, gli operatori
cimiteriali cercano di superare l’impasse: si caricano i resti sulle
spalle, senza cassa, e si avviano a piedi, con i pochi parenti al
seguito. È capitato anche, l’altroieri, che un corteo del genere sia
stato costretto ad attraversare la strada per un trasferimento dal
vecchio al nuovo cimitero.
Purtroppo non è una novità. Anche in un passato lontano sono accaduti
eventi del genere e sono stati affrontati alla meno peggio, talvolta
con il supporto di carretti di legno presi in prestito dai fiorai
all’esterno. Attualmente, però, non ci sono più carretti. E nemmeno i
mezzi del Comune, anche se pare che nelle ultime ore uno dei carri sia
stato rimesso in sesto. A volte si usa un minibus del Comune, che
ultimamente viene utilizzato spesso anche per il recupero giudiziario
dei morti (in strada o nei luoghi pubblici).
Altre volte sono gli stessi parenti a farsi carico del trasporto dei
resti avvolti nelle lenzuola: «Una persona si è fatta prestare una
station wagon, un altro signore provò ad appoggiare i resti della madre
sui sedili posteriori, ma non ci fu verso di far entrare quel corpo»,
racconta un operatore cimiteriale che chiede l’anonimato.
Della vicenda sono a conoscenza anche i vigili della sezione cimiteri:
«Sappiamo che esiste questo problema – spiega il tenente Carmine Lepre,
al comando dell’unità operativa – ma non possiamo far altro che
assistere. È una questione che non rientra nelle nostre competenze».
Intanto il cimitero resta sporco, abbandonato, degradato. Ieri mattina
abbiamo provato a dare uno sguardo al quadrato degli uomini illustri:
fino all’anno scorso il «Maggio dei Monumenti» prevedeva visite in quel
luogo, quest’anno no. Ed è meglio.
Il «quadrato» è aggredito dalla sterpaglia, le tombe sono sporche e
malridotte, anche quelle degli ospiti più importanti del cimitero. In
una cappella abbandonata sono accatastate decine di bare ridotte in
pezzi, mescolate a pezzi di marmo divelti dalle nicchie. Dietro alle
cappelle che affacciano nell’area dove sono stati sospesi i lavori per
il monumento funebre a Maurizio Valenzi, c’è una cassa di zinco aperta
come una scatoletta di tonno, e gettata via. Nella cappella della
«mummia», invece, c’è un sacchetto dell’immondizia.
Più giù, lontano dagli uomini illustri, fra i morti «normali» la
situazione è peggiore. Il degrado è ai livelli estremi: dalle tombe
spaccate si affacciano ossa e teschi.
No, questo non è un cimitero. È un film dell’orrore.