Napoli, racket dei clan sulle case popolari I pentiti rivelano: c’è un tariffario
NAPOLI
(9 febbraio) – Sono quasi tremila (per la precisione 2916) gli
occupanti che hanno assaltato le case del Comune e che le abitano
abusivamente pur non avendo i requisiti per ottenere la
regolarizzazione.
Molti di più, 8405, i cosiddetti regolarizzabili, quelli che, pur
essendo entrati in un appartamento violando la legge, potrebbero
ottenere un normale contratto d’affitto: beneficio ottenibile alla luce
delle successive sanatorie e del ginepraio di norme che regolano il
settore.
L’esercito degli occupanti abusivi, dunque, supera le undicimila unità:
un esercito che tiene in scacco ormai da decenni interi rioni costruiti
con i fondi pubblici. Un esercito di abusivi gestito in molti casi
dalla camorra: i pentiti dei diversi clan, da Maurizio Prestieri di
Scampia, a Giuseppe Sarno di Ponticelli, concordano nel raccontare che
la gestione degli alloggi degli enti pubblici è una delle redditizie
attività dei clan.
Redditizia dal punto di vista economico: tutti quelli che entrano in
casa devono pagare tra i 1500 e i 2000 euro e ogni appartamento può
essere riassegnato più volte. E pagano tutti, anche gli amici dei capi,
come tiene a precisare Giuseppe Sarno. Redditizia dal punto di vista
organizzativo: i boss sistemano in quegli appartamenti i propri
gregari, quelli che in zona gestiscono lo spaccio e in questo modo
riescono a controllare la situazione ventiquattro ore su ventiquattro.
E redditizia soprattutto dal punto di vista, per così, dire politico:
gestendo il patrimonio comunale i capi dei clan dimostrano chi
veramente comanda sul territorio. Una débacle per le istituzioni. Ciò
nonostante, ci sono già state due sanatorie, l’ultima nel 2000. Con la
stessa legge è stato anche stabilito che si può subentrare nel
contratto di affitto se si risulta nello stato di famiglia
dell’assegnatario pure se questi non abita più in casa.
Un escamotage che ha permesso ai clan, lo ha raccontato Giuseppe Sarno,
di mascherare le compravendite e di ottenere delle assegnazioni per
così dire «regolari». Come se non bastasse, la Regione ha inserito ai
commi 2 e 3 dell’articolo 1 della finanziaria del 2008 una norma che
sospende per tre anni gli sgomberi degli abusivi se in casa ci sono
persone con più di 65 anni o disabili. Naturalmente, gli uni e gli
altri possono essere inseriti a piacimento nello stato di famiglia
degli occupanti.
Dal canto loro Enel e Arin fanno contratti di fornitura anche in
assenza di contratto. Difficile in questa situazione gestire 27.290
alloggi, 1686 dei quali non destinati all’edilizia pubblica. Senza
considerare che in condizioni ancora peggiori si trova il patrimonio
dell’Iacp che già nel 2006 aveva ricevuto seimila segnalazioni di
occupazioni abusive.
Spesso, come è successo anche nel caso di via Cupa Spinelli dove ci
sono stati blitz di carabinieri e polizia, a denunciare sono gli
abitanti «regolari» che vengono vessati dai clan e diventano vittime di
ritorsioni se accennano a ribellarsi.
La vita di questi poveretti, se denunciano, si trasforma in un inferno:
i boss e i loro gregari sono presenti sempre, ogni giorno, e lo Stato
non sempre viene a liberare chi ha osato rivolgersi alle forze
dell’ordine. «Il problema è storico – spiega Marcello D’Aponte,
assessore al Patrimonio del Comune di Napoli – e non potevo certo
risolverlo nei due anni e mezzo in cui ho gestito l’assessorato. Ho
cercato, però, di impostare la soluzione incrementando gli sgomberi».
Ma, visto il numero degli abusivi, sostiene l’assessore, le sole forze
del Comune non sono sufficienti a gestire una situazione così difficile
sotto il profilo dell’ordine pubblico: «Un dramma di queste proporzioni
non può essere affrontato dalla polizia municipale, ma è necessario un
intervento del governo. Da parte del questore e del prefetto c’é stata
sempre grande attenzione, ma l’estensione del fenomeno è tale che non è
possibile affrontarlo con le ordinarie azioni di polizia».