Napoli, salasso su ombrelloni e lettini. Addio tintarella in città.
Tempo di mare, sole e divertimento. Cresce la voglia dei napoletani di andare in spiaggia. Ma quanto costerà? Dai trenta ai sessanta euro. Quest’anno, sarà un po’ per la crisi e un po’ per la riduzione delle spiagge balenabili, è salasso anche per lettini ed ombrelloni. Se volete prendere un lettino ed un ombrellone a Napoli per un giorno, in una struttura a norma di legge, vi costerà circa venti euro a persona, in più dovrete pagare anche il costo del parcheggio, che si aggira intorno ai cinque euro. E se alla spesa si vuole aggiungere una cabina, i costi potrebbero essere anche raddoppiati. Le associazioni dei consumatori denunciano un rincaro pari all’8%. Situazione non del tutto rosea, dunque, per il 68% dei napoletani che ha dichiarato di non andare in vacanza per rientrare nelle spese. Sarà stop anche per la tintarella in città? “Questi rincari inaspettati sono assurdi ed inconcepibili – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. I prezzi troppo alti degli stabilimenti balneari costringeranno le tante famiglie napoletane, che già durante l’anno sono obbligate a stringere la cinghia per far quadrare i conti, a rinunciare alla famosa gita al mare, non potranno fare nemmeno un bagno quest’anno. In questo modo i cittadini avranno come unica scelta la spiaggia abusiva, quella non a norma di legge, pericolosa per la salute e l’incolumità dei bagnanti. L’offerta dei balneari partenopei non è democratica ed egualitaria perchè dà possibilità di accesso ai lidi solo a chi possiede tanti soldi. Come associazione chiediamo – continua Pisani – un immediato ribasso dei prezzi degli stabilimenti e la formulazione di pacchetti adeguati per le famiglie in modo da fornire loro servizi che prevedano delle agevolazioni . La crisi economica, come al solito, si ripercuote sulle tasche dei napoletani che, oltre non avere la possibilità di andare in villeggiatura, si vedono negato anche il mare in città. Al danno si aggiunge la beffa”.