Continua la protesta degli operatori sociali aderenti al comitato ‘Il welfare non è un lusso’ che da cinque giorni stanno occupando il Maschio Angioino, a Napoli. I manifestanti chiedono un nuovo incontro con le istituzioni per tentare di sbloccare i fondi per sostenere il terzo settore. Secondo quanto riferito dagli operatori sociali, si tratterebbe di «circa cento milioni di euro, mentre nell’ultimo incontro avuto a Palazzo San Giacomo sarebbe stata avanzata la possibilità di sbloccarne appena 2-3 milioni».
«Con queste cifre – hanno detto i manifestanti – non si risolve alcun problema e tutti noi rischiamo il posto di lavoro e nostri assistiti l’assenza di sostegno».
«Scalare le pareti del castello è una manifestazione simbolica di disagio per chi come noi è abituato tutti i giorni a scalare montagne, mentre oggi purtroppo dobbiamo constatare che le istituzioni si arrampicano sugli specchi».
Lo dice Sergio D’Angelo, presidente di Gesco che, insieme ad altri esponenti di cooperative e associazioni, ha partecipato all’azione di protesta che si è svolta al Maschio Angioino.
La protesta, iniziata circa dieci giorni fa con l’occupazione simbolica di Palazzo Reale e poi della stanza dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, è culminata venerdì scorso con il sit-in davanti al teatro San Carlo in occasione della serata di apertura della stagione con la prima del ‘Pergolesi in Olimpiadè ed oggi con l’iniziativa di far calare dalla torre due arrampicatori professionisti. Manifestazioni che, annuncia D’Angelo proseguiranno «fino a quando non saranno trovate soluzioni strutt urali».
Intanto, per oggi, come riferito dall’esponente di Gesco, è fissato un incontro tra Regione Campania e Comune di Napoli per «verificare – spiega D’Angelo – la rendicontazione presentata dal Comune così da effettuare il trasferimento in tempi rapidi di circa 12 milioni di euro».
Una cifra che, tuttavia, costituisce una piccola parte di quanto atteso. Secondo le cifre riportate, su base regionale, le risorse dovute si attestano sui 500 milioni di euro, mentre per quanto riguarda il Comune di Napoli si è attorno ai 100 milioni di euro.
«Ciò che chiediamo – ha aggiunto D’Angelo – è che il calcolo politico e la burocrazia vengano messi in secondo piano rispetto alla ragione e al buon senso perchè qui non solo sono in gioco centinaia di posti di lavoro, ma soprattutto servizi indispensabili per quanti vivono condizioni di disagio sociale e fisico che non possono essere lasciati senza alcuna chance».