Napoli, stipendi bloccati Asl-1, è rivolta Medici pronti allo sciopero a oltranzaù
NAPOLI (28 aprile) – Grande fibrillazione nel mondo della Sanità campana, dopo il blocco degli stipendi di 10mila dipendenti della Asl-1.
Problema sorto per il pignoramento – in seguito alle cause dei
creditori – degli anticipi di cassa che consentono alla Asl di pagare
gli stipendi. Situazione complicatissima che potrebbe portare allo
sciopero dei medici. Hanno fatto irruzione nel palazzo della direzione
della Asl Napoli 1, al centro direzionale, qualche minuto dopo le 10
ieri, quando il tam tam sul mancato versamento degli stipendi si era
già diffuso tra medici e infermieri. «Non si scherza sulla sanità»
hanno gridato gli operatori – un centinaio di lavoratori aderenti ai
sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fsi – mentre occupavano la stanza del
commissario straordinario competente, Maria Grazia Falciatore. «Ci
siamo accorti di non aver ricevuto gli stipendi. Una circostanza che si
era già verificata mesi fa, e si era risolta con richieste
straordinarie da parte della Regione che erogò un paio di giorni i
compensi. Non è giusto che siano gli operatori a pagare il deficit e
gli sperperi dell’Asl più grande d’Europa».
I coordinatori dei sindacati hanno quindi dichiarato «di essere decisi
a portare avanti la protesta a oltranza, con l’istituzione di un
presidio permanente presso il commissariato straordinario Asl,
all’isola C3 del centro direzionale, e l’occupazione della stanza della
Falciatore, all’isola F9, sino alla reale risoluzione del problema».
Dopo il confronto con i vertici aziendali e l’impegno della Falciatore
a mobilitarsi per sbrogliare la situazione, il gruppo in rivolta ha
deciso di occupare notte e giorno il terzo piano del palazzo. Il
pericolo è che i disagi possano «pregiudicare i livelli assistenziali».
E questa è stata la preoccupazione che ha fatto esplodere la protesta
di chi «non è più disponibile né come cittadino, né come lavoratore a
risanare il debito del sistema sanitario regionale».
«Siamo decisi ad andare fino in fondo. Gli stipendi non si toccano. I
lavoratori sono già troppo pressati» ha detto Andrea Arciuolo,
coordinatore aziendale Cisl. E Anna Canzanella (Cgil): «Questo potrebbe
pregiudicare l’assistenza offerta, se si considera che potranno esserci
diverse ripercussioni negative a cominciare dallo sciopero». «Il nostro
sindacato non consente ulteriore tollerabilità, visto che il lavoratori
sono già il bersaglio di attacchi da parte dell’amministrazione e del
commissariato che troppe volte non hanno mantenuto gli impegni presi»
ha dichiarato dal canto suo Giuseppe Piscopo, coordinatore aziendale
Uil.
Lo Smi – il Sindacato Medici Italiani – è stato il primo a mettere nero
su bianco. Saverio Annunziata e Giuseppe Tortora, dirigenti della
segreteria nazionale, hanno scritto infatti al prefetto, paventando la
chiusura degli studi dei medici di base e del collasso dell’assistenza
sanitaria su tutto il territorio cittadino e sollecitando «un
autorevole intervento per dirimere la questione con urgenza». «I medici
di famiglia ormai sono allo stremo. Dopo i tagli alle retribuzioni,
dopo i tagli a qualsiasi forma di incentivazione, in assenza di un
accordo integrativo regionale che da circa 10 anni avrebbe dovuto
riorganizzare il settore e mettere in gioco nuove risorse anche
economiche, adesso sono travolti dallo tsunami delle retribuzioni
negate. Chi pagherà gli affitti degli studi, gli stipendi ai
collaboratori, le utenze? Per non parlare delle necessità personali e
familiari. Questa situazione provocherà inevitabilmente il collasso
dell’assistenza» hanno detto Annunziata e Tortora. «L’Asl avrebbe
dovuto avvisarci di queste difficoltà nei pagamenti. Se la situazione
non si risolve subito siamo pronti a bloccare i ricoveri e a fermare
gli interventi d’elezione» ha annunciato Massimo Rotondo, delegato
sindacale Cisl del ”San Paolo”.
Infine Gennaro Caiffa leader dello Snami: «Il mancato pagamento degli
stipendi è l’ennesima dimostrazione del fallimento della politica
sanitaria in Campania. I medici di famiglia dello Snami sono pronti a
chiudere gli studi e a scendere in piazza. Il sistema è fallito per la
dissenata politica sanitaria. E i medici sono stanchi di dover pagare
gli errori di chi ha gestito solo in maniera clientelare la sanità
campana». Su un punto i sindacati sono tutti d’accordo: Caldoro
dovrebbe provvedere ai problemi dell’assistenza sanitaria prima di far
quadrare il bilancio.