Napoli, stop a pinocchietti e ad abiti sexy all’Ist. Umberto I
Non si definisce nè un bacchettone nè un
maniaco del rigore. Fatto sta che nella sua scuola, lo storico liceo
classico Umberto I di Napoli che annovera tra i suoi studenti il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il preside Ennio
Ferrara ha stabilito regole ben precise: sul bon ton e
sull’abbigliamento. E, dunque, niente abiti scollati, niente biancheria
intima in bella mostra. Perfino niente infradito e pinocchietti.
Immediata, su Facebook, la reazione degli studenti: «Il preside ha una
contorta concezione di scuola. Aiutamolo a capire che non è una
prigione».
«Chiedo solo il rispetto delle regole da parte degli alunni e degli
insegnanti», esordisce il preside, alla guida della scuola dallo scorso
1 settembre. E spiega anche perchè: «Una mattina ho incontrato un
alunno con la biancheria intima in bella mostra, altri con le infradito
e i pinocchietti, e anche un’insegnante parecchio scollacciata. A quel
punto ho soltanto voluto ricordare con una circolare che ci sono dei
limiti che non vanno oltrepassati. Ne va del decoro del nostro
istituto. Tutto qua, nulla di esagerato. Peraltro ho il consenso della
stragrande maggioranza degli alunni e Consiglio d’Istituto. A giorni
incontrerò anche i genitori». I divieti del preside, per la verità,
riguardano anche altro: orari di ingresso e delle uscite durante
l’orario delle lezioni, l’uso di telefonini e I-pod, assolutamente
proibiti, occupazioni e tutta una serie di privilegi cancellati. Stop
ancora più netto anche alle uscite dalla scuola, da sempre vietate, per
lo spuntino di metà mattinata, come una pizzetta alla storica
rosticceria di fronte: saranno più che mai controllate. Regole, queste,
precisa il preside, «rientrano in un decalogo che altro non è che un
regolamento in vigore già da anni ma di cui nessuno sembrava conoscerne
l’esistenza».
Cosa succede se le regole non vengono rispettate? «Per le prime due-tre
inadempienze – spiega il capo d’Istituto – verranno richiamati in
maniera bonaria con una tirata d’orecchie, poi potrebbe scattare una
nota sul registro e successivamente il caso potrebbe approdare
all’esame del Consiglio di classe. E da quest’anno – ricorda – il voto
in condotta non può scendere al di sotto del sei».
Il direttore scolastico della Regione Campania Alberto Bottino
condivide la circolare del preside: «L’abito – sostiene – quasi sempre
fa anche il monaco». Altrettanto chiara la reazione degli studenti che
affidano al social network Facebook le loro reazioni.«Scioperiamo»,
propone A. Z., aggiungendo una serie di «o» finali, forse per
rafforzare il concetto. G.D.E. è più drastico: «Facciamo una
rivoluzione», e fa seguire la frase da una «faccetta» sorridente.
il motivo dello sciopero è semplice Le ragazze di Napoli e dintorni si nascondono dietro le abitudini di santarelline ma in fondo sono spudorate, esibizioniste e poco serie. Basta dare un’occhiata per strada: uscirebbero in tacchi a spillo e top anche solo per comprare il latte. Siete delle ipocrite, lavatevi la coscienza.