Napoli, stop alla riabilitazione, proteste dei cittadini finiscono in scontri violenti!
Cresce la tensione per la protesta in
corso alla Riviera di Chiaia, nei pressi della sede della Regione
Campania, per la serrata dei centri di riabilitazione accreditati alla
Asl Napoli 1: ci sono stati dei duri scontri tra i manifestanti che
nonostante il divieto hanno bloccato la viabilità a via Partenope,
all’altezza dell’hotel Vesuvio e le forze dell’ordine che hanno rimosso
il sit-in. Il blocco stradale ha praticamente paralizzato il traffico
cittadino.
Alcuni dimostranti (dipendenti dei centri di riabilitazione e familiari
dei disabili) sarebbero stati fermati dagli agenti per essere
identificati. Secondo alcuni partecipanti al corteo, ci sono almeno due
donne che sarebbero state soccorse perché colpite da malore.dei feriti:
tra questi una donna. Ma la notizia non trova ancora conferma dalle
autorità.
La storia. Da oggi, come ampiamente annunciato dai sindacati e
dai rappresentanti della categoria è iniziata una serrata dei centri di
riabilitazione napoletani.
Un presidio ad oltranza sotto Palazzo Santa Lucia anche di notte ed
un’altra manifestazione di protesta in programma al Centro direzionale
(Isola 9) domani a partire dalle 9 voluta dai sindacati. I dipendenti
ed i pazienti dei centri di riabilitazione non hanno intenzione di
«arrendersi» e faranno sentire la propria voce fin quando qualcuno non
li riceverà. «Dormiremo qui in via Santa Lucia fin quando non saremo
ricevuti», annunciano i rappresentanti dell’Associazione Lavoratori
della Sanità Privata, ma alle 12.30, nonostante le voci circa
un’imminente convocazione, pazienti e lavoratori hanno dovuto ripararsi
alla meglio dalla pioggia che li ha accompagna da questa mattina.
«I centri di riabilitazione privati coprono circa il 90% del fabbisogno
regionale – spiega Maurizio Volpicelli, presidente dell’associazione –
i soli centri dell’Asl Na 1 fanno fronte a circa il 30% del fabbisogno
regionale. Rischiano il posto di lavoro circa 4mila persone tra
dipendenti e liberi professionisti». Sotto la pioggia i dipendenti dei
centri di riabilitazione, che hanno bloccato il traffico non solo in
via Santa Lucia, ma che hanno sfilato anche sul lungomare, non erano
soli, genitori, ragazzi in carrozzella, pazienti oncologici, e
portatori di handicap hanno protestato con loro. A., semiconvittore del
Don Orione, è stato accompagnato da sua madre per dare appoggio ai suoi
terapisti, quelle persone con cui ogni giorno lavora fino alle 15 e che
considera la sua seconda famiglia.
«Che ne sarà di lui da domani? – si chiede la madre -. Mio figlio oltre
alla riabilitazione fa una serie di attività, cose che in casa non
potrà fare. Io non lavoro e posso occuparmi di lui, ma ci sono tante
madri che lavorano e per loro sarà dura». «Da oggi in poi noi genitori
siamo fermi, come dei detenuti perchè i nostri ragazzi non hanno più il
semiconvitto, mia figlia lo frequenta da 17 anni», racconta un padre di
una delle tante pazienti da oggi senza assistenza.
«I centri privati coprono un vuoto istituzionale – spiega Lucia
Precchia, terapista del Don Orione con oltre 30 anni di esperienza -.
Il nostro centro che ha 42 pazienti in semiconvitto, ha una lista
d’attesa di
circa 150 persone che chiedono di entrare».
«I disabili dell’Asl Na 1 hanno un handicap: l’Asl Na 1». Così recita
uno dei cartelli esposti nel corso della protesta. Alle 8.45 i primi
gruppi erano già sotto gli uffici regionali a manifestare il proprio
disagio. Tutti insieme, dipendenti, titolari, portatori di handicap e
le loro famiglie, sotto la pioggia per chiedere quale sarà il loro
destino da oggi in poi. Rappresentati tutti i centri chiusi ad oltranza
da questa mattina fino a data da destinarsi e che vantano un credito
che ha raggiunto le 35 mensilità.
«Non veniamo pagati da 3 anni dalla Regione Campania» – dice Cirano
Vittoria, amministratore di uno dei più grandi centri di riabilitazione
cittadini, 3mila metri quadrati a Miano, 150 dipendenti, 120 convittori
giornalieri e 750 trattamenti giornalieri tra riabilitazione e
fisioterapia. «Nel primo semestre del 2009 non abbiano ricevuto neppure
un euro – spiega – Nel 2008 abbiamo avuto solo cinque mesi, nel 2007
appena due mesi, vantiamo, inoltre, arretrati anche negli ani 2004 e
2005. Abbiamo chiesto numerosi incontri alle istituzioni per trovare
delle soluzioni ed intavolare delle trattative. Ci sono stati incontri
e promesse ma sui fatti non c’è stato niente».
In gioco ci sono grandi numeri: quattromila posti di lavoro e
un’assistenza che viene a mancare a qualcosa come 20mila assistiti. Un
tunnel dal quale sarà difficile uscire: sono ben 35, infatti, le
mensilità per le quali le prestazioni erogate non sono state ancora
rimborsate dall’azienda sanitaria. Messi in ginocchio, ai centri non è
rimasto altro da fare che chiudere.
Si fermerà anche la specialistica ambulatoriale e, nell’immediato, la
radiologia. Per qualsiasi esame relativo alla diagnostica ambulatoriale
e per immagini non si potrà usufruire di convenzioni. Per una tac,
un’ecografia o una radiografia non rimane che affidarsi al ricovero in
ospedale e alle liste d’attesa delle strutture pubbliche, notoriamente
affollate e in grado di assicurare il servizio con date fissate anche
molto in là nel tempo.
Mentre la Federlab fa sapere che per le analisi ordinarie almeno per il
momento non dovrebbero esserci problemi, il destino dell’assistenza
privata resta nelle mani della giustizia amministrativa. Il 23
settembre sulla questione si pronuncerà il Tribunale amministrativo
regionale.