Napoli, truffa e falso: 12 «avvisi» per l’Ospedale del Mare
Truffa, falso e abuso d’ufficio. Sono le
accuse mosse ai manager e dirigenti pubblici nel corso dell’inchiesta
sull’Ospedale del Mare. Progetto faraonico, grande occasione di
rilancio della periferia orientale, c’è un primo step investigativo:
dodici avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati ieri
dal pm Giancarlo Novelli, a conclusione di un’inchiesta che punta a
fare chiarezza sulla storia dell’ospedale del Mare.
Vicenda coordinata dal pool mani pulite guidato dall’aggiunto Francesco
Greco che punta probabilmente a chiedere il processo per manager e
direttori sanitari. Chiaro lo scenario ipotizzato dagli inquirenti: nel
corso della realizzazione dell’ospedale del Mare ci sarebbero state
delle modifiche contrattuali che avrebbero favorito le aziende private
legate al gruppo Astaldi. Stando all’impianto originario del contratto,
infatti, nella realizzazione dell’opera doveva entrare in project
financing capitale privato.
Soldi investiti da imprenditori che non sono mai stati resi
disponibili, grazie alle continue – è questa l’ipotesi della Procura –
ricapitalizzazione da parte delle Asl. È l’accusa mossa a Mario Tursi,
direttore generale dell’Asl Napoli uno, a Paolo Cetroni, amministratore
delegato della «Pfp» concessionaria delle opere realitive alla
realizzazione dell’ospedale del Mare; ad Albino D’Ascoli responsabile
area generale del piano sanitario regionale; ma anche a Giovanni Di
Minno, direttore pro tempore Asl Napoli uno, e a Claudio Ragosta, ex
responsabile unico del progetto. Avviso di conclusione delle indagini
anche a carico di Matteo Gregorini, originario «determinatore» del
progetto che assieme e Ragosta risponde di un’accusa di falso
ideologico: secondo la ricostruzione fatta dalla Guardia di Finanza,
infatti, il progetto non sarebbe stato redatto da Ragosta, che appose
la firma, ma da Gregorini.
Alre ipotesi di falsità ideologiche a carico di altri indagati
riguardano invece una serie di passaggi della procedura avvenuti «in
disprezzo delle procedure previste dalla normativa europea».
Circostanze queste ultime contestate a carico del manager Tursi, del
direttore amministrativo della Asl Napoli uno Pasquale Corcione, del
direttore sanitario Luigi Prudente e dello stesso Ragosta: «Ci sono
documentazioni ideologicamente false nella parte in cui si attesta
l’esistenza di pareri favorevoli di tutti i soggetti interessati»,
scrive il pm.
A leggere le accuse, infatti, l’ospedale sarebbe nato senza il parere
dell’Arsan (autorità di bacino nord occidentale), che non avrebbe
rilasciato alcun parere. Vicende che ora attendono repliche difensive,
rappresentate dai penalisti Fabio Fulgeri, Gennaro Malinconico,
Annalisa Stile, Sofia Lombardi, Giovanna Limpido.