Napoli: video choc, nessuna segnalazione si segue pista di killer straniero
Non è stata una sorpresa per la famiglia
di Mariano Bacioterracino quel video che ora tutte le tv mandano in
onda: lo stesso filmato, o uno molto simile, era arrivato sul
telefonino della figlia della vittima, Lucia, 13 anni, poco dopo
l’assassinio del padre. (IL VOLTO DEL KILLER)
Lo racconta tra le lacrime Pasqualina, la sorella di Mariano. «Quando è
successa la sparatoria mia nipote non era in casa – dice – ha saputo
che il papà era stato ammazzato da un video che le è arrivato sul
telefonino. La bambina ovviamente è rimasta sconvolta, non credo che si
riprenderà mai dallo choch». Il filmato, racconta Pasqualina, è
arrivato da un numero anonimo, la ragazzina ha aperto il messaggio
ignara di tutto e si è trovata di fronte alle immagini del padre che si
accascia a terra sotto i colpi di pistola.
E secondo la donna le immagini arrivate sul cellulare erano assai
simili a quelle in possesso delle forze dell’ordine. Certo, rivedere
ora su tutti gli schermi, dalle tv e dai siti internet, il killer che
si abbassa per il colpo di grazia con il volto tranquillo, quasi
sorridente, resta un terribile pugno nello stomaco.
Ma la famiglia Bacioterracino condivide la decisione delle forze
dell’ordine e della magistratura di diffondere il video: «Ci auguriamo
solo che questa tortura serva a qualcosa, aiuti ad identificare il
killer di mio fratello – dice Pasqualina – noi non possiamo fare niente
per assicuragli giustizia, noi siamo gente semplice, queste cose sono
superiori alle nostre forze». La moglie di Mariano con i giornalisti
mantiene lo sguardo fermo: «Ci avete fatto male, molto male in passato.
Adesso non c’è più niente da dire», dice con durezza «Per ora va bene
così, Il tempo si incaricherà di chiarire le cose, a volte i motivi
degli omicidi si scoprono anche dopo dieci anni. Quando si saprà quello
che è successo, ci sarà giustizia anche per mio marito». E Pasqualina
spiega: «Hanno fatto passare mio fratello per un grande boss, un
affiliato. Ma non era così. Mio fratello era solo un rapinatore. Un
ra-pi-na-to-re», scandisce. E poi continua: «Le mogli degli affiliati
hanno uno stipendio quando il marito va in carcere, ma mia cognata non
ha mai avuto una lira, ha mandato la famiglia avanti lavorando».
Ed Enrichetta sottolinea: «Avevo una piccola trattoria, poi l’ho dovuta
chiudere». Pasqualina continua: «Ciononostante mio nipote, il figlio di
Mariano, studia come medico odontotecnico e la mia nipote più piccola
va a scuola regolarmente. Solo l’altra, Lucia, ha lasciato le aule
perché non ce la faceva più a sentire i commenti sulla sua famiglia. Io
spero che i miei nipoti continuino così, vivano una vita onesta». Poi
la donna conclude: «Lo ripeto: mio fratello aveva sbagliato, ma aveva
già pagato per quello che aveva fatto. Era stato in carcere, aveva
espiato la sua pena. I suoi conti con la giustizia erano chiusi. Non
sappiamo perchè è stato ucciso, ma una cosa è certa: non era un boss».
Intanto non c’è ancora nessuna segnalazione alle forze dell’ordine dopo
il video choc fatto diffondere dalla Procura della Repubblica di
Napoli: ma quel killer, a volto scoperto, così spavaldo, nel quartiere
della Sanità, soprattutto tra i diversi collaboratori di giustizia
sentiti in questi mesi dopo l’omicidio di Mariano Bacioterracino,
nessuno l’ha mai visto. Insomma, a entrare in azione in quel bar
potrebbe essere stato un killer non del quartiere, forse addirittura
uno straniero. L’ipotesi fa emergere così la possibilità di piste
alternative a quella camorristica. Di solito la camorra non utilizza
sicari non affiliati per missioni di morte. Al momento, comunque, ai
magistrati della Dda e ai carabinieri del comando provinciale di Napoli
non è giunta nessuna segnalazione, nemmeno in forma anonima. Le
immagini che ieri tutti hanno potuto conoscere sono state già
sottoposte più volte ai diversi collaboratori di giustizia della zona
della Sanità. Nessuno ha riconosciuto quell’uomo con il cappellino in
testa. Di qui la possibilità che possa trattarsi di un killer
assoldato. Il movente personale è così una delle piste che fa capolino
anche se quella dell’uccisione per motivi legati alle guerre tra clan
non è assolutamente passata in secondo piano. Il video, nonostante le
immagini forti, era stato diffuso ieri proprio per cercare di ottenere
segnalazioni, anche anonime, sugli autori dell’omicidio dello scorso 11
maggio: criminali che al momento restano ancora ignoti. «Purtroppo non
è arrivata alcuna comunicazione – dice il procuratore della Repubblica,
Giovandomenico Lepore – ma noi continuiamo a sperare e ad appellarci a
tutti affinchè, anche con una semplice telefonata, qualcuno ci dia
qualche indicazione precisa». «L’augurio è che lo choc provocato dal
video stimoli tanti a fare di più la propria parte». Lo ha detto, dal
canto suo, il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, a
proposito del video dell’omicidio nel quartiere Sanità diffuso dalla
Procura di Napoli. «La paura e la necessità di denunciare sono due
sentimenti che divergono ma che esistono entrambi – ha aggiunto
Bassolino – ma c’è anche il diritto-dovere di un magistrato importante,
impegnato ogni giorno contro la criminalità, a spronare, a denunciare,
puntando sul sostegno di tanti cittadini».
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■ Il video integrale dell’esecuzione (ATTENZIONE, IMMAGINI VIOLENTE SCONSIGLIATE A UN PUBBLICO SENSIBILE) |