Napolitano: ‘Federalismo sia per l’unità”. Cerimonia alla Camera, solo 5 leghisti
L’Unità d’Italia compie 150 anni, il Paese celebra da Nord a Sud. La notte del Tricolore ha segnato l’avvio delle varie cerimonie e manifestazioni, con spettacoli, musei aperti, fuochi d’artificio. Stamani il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con le più alte cariche dello Stato, ha reso omaggio all’Altare della Patria, poi si è recato al Pantheon e al Gianicolo dove il premier è stato salutato con fischi e cori di
protesta. Infine nella Basilica di Santa Maria degli Angeli è stata celebrata la messa dal card. Bagnasco. ‘Né retorica né nostalgia nel dire grazie a Dio per l’Italia, ma consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità’, ha detto il cardinale nell’omelia. Messaggi d’auguri al capo dello stato anche da Obama e da Tokyo.
NAPOLITANO, GRAZIE A CHI CELEBRA CON NOI – Giorgio Napolitano ha aperto il suo discorso a Montecitorio con un ringraziamento corale “ai tanti che hanno raccolto l’appello a festeggiare e celebrare i 150 anni dell’Italia unita, esprimendo soddisfazione perché ciò esprime che è stato condiviso lo spirito della ricorrenza”.
BOSSI, POLEMICHE? CI SONO IO – “Invece, ci sono io…”. Umberto Bossi tenta di smorzare le polemiche sulla partecipazione della Lega Nord alla cerimonia per i 150 anni dell’Unità d’Italia. I cronisti a Montecitorio gli chiedono un commento sulla decisione del Carroccio di abbandonare il consiglio regionale lombardo durante l’esecuzione dell’Inno d’Italia e sulle polemiche per la partecipazione a ranghi ridotti a Roma, immediata la risposta di Bossi: “Invece, ci sono io”.
LEGA: OGGI FESTEGGIAMO ADDIO AI PARASSITI – “150 anni di centralismo, che GUASTI!”: è il titolo a due pagine che, nel giorno della Festa dell’Unità nazionale, la ‘Padania’ dedica ad uno speciale sugli sprechi d’Italia. “Festeggiamo l’addio ai parassiti uniti nel federalismo”, campeggia un altro titolo, sotto quattro cartine geografiche che evidenziano rispettivamente il “parassitismo”, gli “sprechi nella sanità”, spiegano “chi dà e chi riceve” e l'”evasione fiscale”: grafici tutti che evidenziano come nel Sud la situazione sia peggio rispetto al Nord rispetto a questi temi. “Facciamo festa. Festa grande. Perché ci siamo lasciati alle spalle il centralismo. Oggi si chiude una pagina e oggi se ne inizia un’altra”, si legge nel pezzo portante.
BERLUSCONI TRA CONTESTAZIONI E QUALCHE APPLAUSO – Fischi e contestazioni al Gianicolo e a piazza della Repubblica, tanto da obbligarlo a lasciare la basilica da un ingresso laterale; qualche applauso all’altare della patria e fuori da palazzo Grazioli. E’ stata una mattinata altalenante, ma complessivamente negativa, quella di Silvio Berlusconi che nel giorno delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia non manca neanche un appuntamento pubblico. L’inizio di giornata non è andato male. Anzi. Il presidente del Consiglio arriva a piazza Venezia per l’omaggio al Milite Ignoto reso dal presidente della Repubblica e dalle più alte cariche dello Stato. Quando scende dalla blindata, l’accoglienza della gente dietro le transenne è piuttosto buona: alcuni lo incitano ad andare avanti, altri scattano foto e lui non lesina battute: “Vado avanti, resto per difendermi; non lascio il Paese in mano ai comunisti”, dice sorridendo. In attesa del capo dello Stato, all’ombra del Vittoriano, il cerimoniale lo colloca proprio accanto all’ex alleato, Gianfranco Fini. I due si stringono la mano con un sorriso di circostanza. I gabbiani che svolazzano offrono l’occasione per rompere il ghiaccio: il presidente dice qualcosa, senza guardare il Cavaliere, che annuisce, ma anche lui senza distogliere gli occhi dal cielo. Il gelo, insomma, è visibile anche a distanza. A cerimonia conclusa, il capo del governo lascia la piazza. Quando risale sull’auto c’é chi lo applaude. Una signora gli urla “Sei il nostro leader”.
BAGNASCO,NON RETORICA MA PREZIOSA EREDITA’ – “Né retorica né nostalgia” nel dire “grazie a Dio” per l’Italia, “ma consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità”. Li ha espressi il cardinale Angelo Bagnasco nell’omelia della messa in Santa Maria degli Angeli voluta dalla Chiesa italiana per commemorare i 150 anni dell’unità del Paese, e alla quale partecipano le più alte cariche dello Stato.
NAPOLITANO E ALTE CARICHE ALL’ALTARE DELLA PATRIA – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme alle più alte cariche dello Stato ha reso omaggio all’Altare della Patria nel giorno delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Insieme al Capo dello Stato erano presenti i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, oltre che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In attesa che Napolitano arrivasse all’Altare della Patria, Berlusconi e Fini hanno avuto un breve scambio di battute, ma presumibilmente di mera circostanza. Entrambi infatti, forse per sciogliere l’imbarazzo, guardavano il cielo osservando i gabbiani che sorvolavano le loro teste. Anche il presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, che in queste settimane non ha lesinato stoccate al premier per le sue parole sulla Consulta, ha fatto qualche battuta con entrambi, sorridendo di qualcosa. Il siparietto è terminato all’arrivo del presidente della Repubblica che ha dato inizio alla cerimonia ufficiale, con l’inno di Mameli cantato da un battaglione di diverse armi, la deposizione di una corona di fiori in omaggio ai caduti e il silenzio intonato dal trombettiere.
NAPOLITANO E BERLUSCONI AL PANTHEON – Deposizione di una corona di alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia, stamane al Pantheon. L’evento, che rientra nelle celebrazioni per il 150esimo dell’Unità d’Italia ha visto la presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dei presidenti della Camera e del Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani. Alla cerimonia hanno preso parte anche i membri della famiglia Savoia: Vittorio Emanuele con la moglie Marina Ricolfi Doria e il figlio Emanuele Filiberto con la moglie Clotilde Coureau. Alla cerimonia erano presenti anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario Gianni Letta, tra gli altri la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Provincia Nicola Zingaretti. Applausi per il capo dello Stato al termine della cerimonia.
A ROMA PIU’ DI 100 MILA PERSONE PER EVENTI – Un’affluenza “eccezionale” quella per la notte tricolore. “Agli eventi hanno partecipato circa 100 mila persone”. A fare le prime stime di partecipanti è stato l’assessore capitolino alla Cultura Dino Gasperini che ha snocciolato i dati per le varie location. Sono stati 20 mila i visitatori ai musei, 18 mila i presenti a piazza Venezia, 5 mila al Quirinale, 9 mila alla stazione Termini, 5 mila in Campidoglio, 20 mila ai Fori Imperiali, rispettivamente 8 mila a Castel Sant’Angelo e in via del Corso con la Galleria Alberto Sordi. “Un successo straordinario – ha detto Gasperini – nonostante le difficoltà causate dal tempo e lo spostamento al coperto di alcuni eventi”.
NONOSTANTE INCUBO NUCLEARE, AUGURI DA GIAPPONE – Nonostante l’incubo nucleare, il lutto per le migliaia di vittime e la crisi umanitaria degli sfollati, a Tokyo – sia pure sottovoce e con discrezione – si è voluto lo stesso festeggiare il 150 anniversario dell’Unità d’Italia. Questa mattina alle 12.30 l’Istituto di Cultura nella capitale giapponese ha riunito il suo personale che – insieme ad altri italiani chiamati a raccolta tramite i vari social network che in questi giorni tengono unita la comunità – ha issato il tricolore nell’area antistante l’entrata, intonando l’inno di Mameli. Alle 19.00, poi, presso il teatro dell’Istituto realizzato da Gae Aulenti, il tenore, maestro Katsumi Ishihara, ha tenuto un breve concerto con una serie di canti popolari e colti del Risorgimento. Alla presenza di un pubblico italiano e giapponese, l’Ambasciatore Vincenzo Petrone ha rinnovato i sentimenti di solidarietà italiani per le sofferenze del popolo giapponese e ha ricordato la straordinaria importanza del bel canto per l’amicizia tra le due nazioni.