Nasce l’Osservatorio Vittime della Malasanità
CODICI ha attivato l’osservatorio vittime della malasanità.
Dallo scambio dei farmaci agli errori negli interventi chirurgici, con una media di circa 40 denunce al giorno e oltre 15.000 l’anno (26.000 solo nel 2006) l’Italia si trova ad
affrontare uno dei più grandi problemi della sanità, considerando che ben oltre il 70 % di questi episodi potrebbero essere evitati con una adeguata attenzione e corretta
organizzazione dei servizi. Una realtà sempre più presente che, spesso, si traduce nel disagio del malato in primis e nei costi economici e sociali elevati, poi. Tutti questi casi di malasanità costano allo Stato, e quindi ai contribuenti, qualcosa come 10 miliardi di euro ogni anno.
Citiamo uno studio che, esaminando 1.900 sentenze del Tribunale civile di Roma dal 2001 ai primi tre mesi del 2007, ha evidenziato che gli errori in corsia più frequenti sono stati dei chirurghi (595), seguiti dagli odontoiatri (278), ortopedici (245), ginecologi (191), chirurghi estetici (181) e oculisti (93). Per quanto riguarda il giudizio di colpevolezza, 434 sentenze hanno censurato principalmente una condotta omissiva», cioè una colpevole mancanza del medico, mentre in 864 casi «una condotta commissiva», cioè un comportamento giudicato errato. Negli ultimi giorni ci sono stati, poi, diversi casi di malasanità dovuti a setticemia. I pazienti ricoverati in ospedale non solo si sottopongono a trattamenti diagnostici e terapeutici invasivi, ma versano in una condizione di debolezza immunitaria e di conseguenza suscettibile alle infezioni – commenta il Segretario Nazionale del CODICI, Ivano Giacomelli-. Secondo i dati documentati dal Ministero della Sanità , ogni anno negli ospedali italiani vengono effettuati circa nove milioni di ricoveri ordinari, quasi la metà di
questi sono per intervento chirurgico”.
Si stima che dal 4,5 per cento al 7 per cento di questi pazienti acquisisca una
infezione ospedaliera. Il dato potrebbe apparire di per sé irrilevante, ma stiamo parlando
di un numero pari a 450.000/700.000 casi, con una mortalità pari all’1 per cento.