Nascose impotenza, moglie risarcita
Trascurò un dettaglio: non disse alla moglie che soffriva di impotenza. Ora dovrà risarcire l’ex coniuge con 200mila euro. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Palermo. L’uomo aveva nascosto il problema già durante il fidanzamento, rifiutandosi di curarsi per il timore che altri scoprissero il suo disagio. La coppia, in crisi, decise di separarsi. L’impiegato palermitano dovrà pagare 30mila euro di spese legali.
Già quando i due erano fidanzati, secondo l’accusa, l’uomo aveva nascosto il suo problema, venuto fuori, come scrive “Il Giornale di Sicilia”, dopo le nozze. La donna aveva insistito perché si curasse. Lui oppose sempre un rifiuto per timore che si venisse a sapere del suo malessere. Seguì il divorzio. Ma gli alimenti non bastavano alla ex coniuge che chiese i danni “a causa della condotta illecita e contraria ai canoni di lealtà, correttezza e buona fede”, per “non essere stata informata prima delle nozze” e per non essersi fatto curare. “Leso il diritto alla sessualità”I primi giudici le diedero torto, ma la Cassazione, ribaltando la decisione rinviando ad altra sezione della Corte d’Appello, le ha dato ragione in quanto il diritto alla sessualità “assurge certamente al rango di diritto fondamentale e, nella sua proiezione alla procreazione, costituisce una dimensione fondamentale della persona e una finalità del matrimonio”. Si era verificata – secondo la Suprema Corte – “una lesione del diritto fondamentale della donna a realizzarsi pienamente nella famiglia e nella società.”