Nel 2010 seimila aziende in cassa integrazione
2010: l’anno delle 6mila aziende in
cassa integrazione straordinaria. Della cassa in deroga che cresce del
250% rispetto all’anno prima. Della cassa integrazione che, nel
complesso, ha di gran lunga superato il miliardo di ore autorizzate,
mentre nel 2009 era arrivata solo molto vicina ai nove zeri che tanto
preoccupano i sindacati. In attesa di conoscere gli ultimi dati
relativi a dicembre, che dovrebbero essere diffusi dall’Inps tra oggi e
domani, qualunque confronto dei numeri porta a concludere che per il
lavoro il 2010 verrà ricordato come l’anno della cassa integrazione
straordinaria e in deroga. E forse non è il migliore ricordo perché la
cigs e la cigd non sono necessariamente il preludio di un rientro al
lavoro, soprattutto senza segnali forti di una ripresa economica a cui
potrebbe legarsi quella dell’occupazione.
i numeri dei lavoratori coinvolti stanno diventando importanti:
secondo una rielaborazione dell’ufficio studi della Cgil, che si ferma a
novembre, nel 2010 i lavoratori in cigo a zero ore sarebbero 163.452,
quelli in cigs circa 227.344, mentre quelli in cigd 179.197: sommati
sono 569.992, mentre coloro che sono interessati da cassa straordinaria e
deroga sono circa 406.541.
Vincenzo Scudiere della Cgil avverte che «la dimensione del fenomeno
occupazionale è tale da aver costretto a cercare finanziamenti
adeguati, come quelli previsti anche per il 2011 per la deroga. Ma
l’aumento di questo ammortizzatore lascia pensare che non basteranno le
risorse a disposizione». E che sta cambiando il ricorso agli
ammortizzatori. «Quelli storici e cioè la cassa ordinaria e quella
straordinaria – continua Scudiere – stanno diventando minoritari mentre
la deroga cresce, così come il numero di persone che rischiano di non
avere più sicurezza».
La crisi produttiva ha messo in luce un nucleo di aziende che da 3 anni
usufruiscono di decreti di Cigs e che per effetto della normativa sui
periodi massimi di cigs sono entrate in una fascia a rischio sia per
l’occupazione sia per la loro sopravvivenza. Queste aziende sono circa
un migliaio, secondo la Cgil, mentre scorrendo la cartina dell’Italia si
contano 6.185 aziende che stanno facendo cassa integrazione
straordinaria. La maggior parte è concentrata nelle aree più
industrializzate e avanzate del paese, al Nord: Lombardia (1.719),
Emilia Romagna (962), Veneto (744), Piemonte (733). Le causali parlano
di crisi aziendale nel 71,8% dei casi, contratto di solidarietà in quasi
il 14%, fallimento nel 4,32%, riorganizzazione nel 3,2%, secondo la
proiezione della Cgil.
2010 al ministero dello Sviluppo economico sono stati aperti circa 50
tavoli. Il numero complessivo delle vertenze però rimane stabile perché
per 50 che sono stati aperti, 34 hanno trovato una soluzione positiva
così come le vicende occupazionali di oltre 11.500 lavoratori. Adesso
complessivamente ci sono 170 vertenze e 92 amministrazioni
straordinarie. Negli ultimi due mesi, da quando si è insediato il nuovo
ministro Paolo Romani, sono stati convocati 120 tavoli e sono state
risolte sette vertenze tra cui British american tobacco, Indesit e
Nuova Pansac, salvaguardando così oltre 4mila posti di lavoro.
tre ammortizzatori la deroga è stata quella che nel 2010 ha registrato
una crescita più forte arrivando a sfiorare il 250%. Giorgio Santini
osserva che «se per quest’anno dovremmo continuare ad essere coperti
con la deroga, quello che accadrà nel 2012, se non ci sarà una vera
propria ripresa dell’economia, non è prevedibile. Certo è che non
possiamo continuare a vivere di deroga o cassa integrazione
straordinaria». Guglielmo Loy della Uil dice che «ancora non sono chiari
gli avanzi dei fondi del 2010 per la deroga», mentre con l’aumento che
è stato registrato per la deroga si augura che «quelli stanziati siano
sufficienti».
questione da cogliere adesso è che la deroga «non è un tema neutro. Si
arriva alla deroga perché non ci sono altri strumenti, perché è stata
esaurita la cigo oppure la cigs. Piuttosto nel 2011 dovremo tornare a
parlare di incentivi veri all’innovazione, alla ricerca pubblica e
privata. E poi di infrastrutture e lotta all’evasione, temi che
elettoralmente non pagano in tempi medio brevi, ma che ridarebbero
slancio al lavoro nel nostro paese». Scudiere dice che «servirebbe uno
scatto in avanti che andrebbe fatto con politiche che ridiano fiato alla
domanda e che usino i finanziamenti pubblici per dare respiro alle
imprese, e il credito per sostenere le imprese che in mancanza di
liquidità non possono guardare al futuro positivamente».
Per Santini il tema del 2011 devono diventare «le politiche attive del
lavoro. Il nostro interesse come sindacato è che ci siano i fondi per
gli ammortizzatori, ma soprattutto che si facciano politiche attive del
lavoro».