Ngn, gli operatori si uniscono. Una società per la nuova rete
LA RETE internet italiana di nuova generazione è più vicina: oggi gli operatori coinvolti nel progetto di realizzare un network che porti fibra ottica e connessioni a 100 megabit nelle case hanno dato vita a una società che permetterà loro di condividere gran parte dei costi dell’iniziativa. “Una pietra miliare per il settore delle telecomunicazioni”, la definisce a caldo Stefano Pileri, ora amministratore delegato Italtel e per anni responsabile della rete telefonica italiana in Telecom. Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, che ha presieduto il tavolo tra gli operatori.
Gli esperti concordano che la costituzione della società sia un passo importante, ma solo il primo, sul piano formale, per un obiettivo che occuperà i prossimi anni: dare all’Italia una rete banda larga di nuova generazione (Ngn), per reggere il passo con gli altri Paesi, che continuano a superarci in innovazione internet. E il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, avverte che i veri nodi verranno nelle prossime fasi.
La società della rete, partecipata da Telecom, Vodafone, Fastweb, Tre, Wind, British Telecom e Tiscali e aperta all’ingresso di soggetti pubblici, è una buona notizia a fronte delle polemiche delle ultime settimane, quando sembrava non potesse esserci nessun accordo tra gli operatori. Calabrò, ancora un mese fa, bollava come ormai lontano il sogno di una società comune tra gli operatori per l’Ngn. L’accordo raggiunto al ministero
dello Sviluppo Economico è quindi una svolta positiva, anche se parziale. Gli operatori infatti condivideranno solo le infrastrutture passive Ngn, che comunque rappresentano il 60-80 per cento dei costi per portare fibra nelle case: scavi, cavidotti, canaline verticali che entrano nel palazzo.
Niente società della rete completa, quindi, un’ipotesi a cui pure si mirava e che avrebbe assicurato sinergie totali tra gli operatori. Una società completa avrebbe significato avere una sola rete Ngn italiana, creata da tutti gli operatori e condivisa tra loro. L’accordo invece esclude dalla condivisione la fibra e gli apparati. Gli operatori dovranno quindi usare i propri oppure affittare quelli di Telecom Italia, con modalità e costi attualmente allo studio di un altro tavolo, presso l’Agcom. Ricordiamo che in Italia una rete Ngn c’è già: è quella di Fastweb, presente in sette città. E Telecom ha un piano per coprirne altre, fino al 50 per cento della popolazione nel 2018. La società della rete dovrebbe servire per accelerare i tempi e allargare, forse, la copertura.
“La società che verrà creata – puntualizza a questo proposito il ministro Romani – interverrà laddove le aziende non riescono a investire”. Farà quindi un po’ da “tappa buchi” per le zone poco remunerative, dove gli operatori non vorrebbero andare da soli a creare una rete in fibra residenziale.
Una “soluzione di compromesso” ma comunque “una notizia positiva”, commenta il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, che sottolinea come l’intesa sia stata trovata “sul punto più facile: i nodi devono ancora venire”, prevede il capo dell’Authority. Moderata soddisfazione anche da Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazioni del Pd: ”Se l’Italia non vuole perdere il treno della banda ultra larga”, avverte Gentiloni, “da questo accordo occorre procedere rapidamente ad una fase attuativa”.
Tra gli esperti è il tempo dell’ottimismo. “L’accordo – osserva ancora Pileri – pone le basi per una forte velocizzazione dello sviluppo delle nuove reti a banda ultra larga sia fissa sia mobile. Così nel nostro Paese saranno realizzati e usati servizi digitali coerenti con quanto richiesto dall’Agenda Digitale per l’Europa”.
“E’ un accordo molto positivo perché definisce finalmente un modello comune agli operatori e agli investitori pubblico-privati per la definizione di una filiera della infrastruttura passiva”, aggiunge Luca Berardi, analista di Idc esperto il telecomunicazioni. L’obiettivo degli operatori è infatti coinvolgere investitori pubblici e privati nella società veicolo, di cui devono ancora essere definiti composizione e governance.
“L’accordo è uno snodo importante, soprattutto perché a questo punto cadono le riserve della Cassa depositi e prestiti su un eventuale finanziamento dell’Ngn”, dice Cristoforo Morandini, di Between-Osservatorio Banda Larga. “Il processo sarà comunque ancora lungo e complesso, perché vanno affrontati subito una serie di nodi molto delicati”, continua. Per esempio, la governance della società, per la quale il ministero ha istituito un altro tavolo tecnico di 90 giorni. Altro nodo è se e quando Telecom spegnerà la rete in rame, per far posto alla fibra ottica assicurandone la sostenibilità economica.
L’importante è non perdere più tempo. L’Italia continua a perdere posizioni in Europa per diffusione delle offerte in fibra ottica residenziali: ora siamo al 14esimo posto, dall’11esimo del 2009, secondo l’ultimo rapporto di Ftth Council. L’inerzia di operatori e istituzioni hanno fatto perdere al nostro paese dieci posti negli ultimi tre anni. Agli inizi del secolo, grazie allo slancio di Fastweb, l’Italia era in testa alla classifica.