"No al permesso di soggiorno a punti"
Il regolamento attuativo potrebbe essere già pronto nei prossimi
giorni. Poi partirà l’organizzazione delle strutture pubbliche dove
gli immigrati dovranno recarsi per ottenere il nuovo documento.
Permesso di soggiorno a punti sempre più vicino, dunque. Tra meno
di un mese poco più di 131 mila migranti regolari (dati dossier
immigrazione Caritas -Migrantes 2009) e non meno di 50 mila
irregolari presenti in Campania (stima Cgil), avranno qualche
obbligo in più. Per avere il permesso (applicato alle nuove licenze
con durata di due anni) dovranno firmare un «accordo per
l’integrazione» che li impegna a farsi carico di una serie di
adempimenti.
Troppo rigidi, per alcuni. Chi lavora da sempre con i migranti
esprime infatti molte perplessità sul decreto atteso in
Parlamento.
«Non può funzionare, troppo alto il requisito d’accesso – commenta
Giancamillo Trani, responsabile Caritas per l’immigrazione – Non ha
senso parlare di permesso a punti se non creiamo fluidità nel
lavoro». Si critica un metodo di selezione troppo lontano dalla
realtà vissuta quotidianamente dagli extracomunitari. «Ma come si
può pensare di dare un permesso di soggiorno come se fosse una
patente? – sbotta Jamal Qaddorah, Cgil Campania – Qui si sta
parlando della vita di persone che ogni giorno combattono con
difficoltà enormi.È un’altra discriminazione». Per essere in regola
bisognerà conoscere la lingua italiana e la costituzione,
dimostrare di essere iscritti al servizio sanitario nazionale,
essere in possesso di contratti abitativi trasparenti e provare che
i propri figli frequentino la scuola. Tutto questo varrà, nel giro
di due anni, 30 punti e il rinnovo assicurato. Nei casi in cui non
raggiunga il punteggio, l’immigrato avrà un altro anno per
«mettersi in riga», se non ci riuscirà, scatterà l’espulsione. Si
richiedono elementi base per la convivenza sociale. Ma in qualche
caso è come chiedere la luna. «La concessione dei diritti sulla
carta – spiega Trani – non equivale all’inclusione sociale. Si
tratta di gente costretta a pagare per avere contratti di
lavoro».
Proprio nella provincia di Caserta sono tanti gli immigrati che da
anni frequentano corsi serali di italiano. «La riforma Gelmini ha
tagliato fondi anche per le scuole serali – denuncia Mimma D’Amico,
dell’ex canapificio di Caserta, associazione da anni impegnata a
Castel Volturno – e non accettano più iscrizioni. Questo permesso è
un altro ricatto. Perché non togliamo punti anche alla questura che
consegna permessi con ritardi spaventosi?».
Mentre infuria la discussione, la maggioranza degli immigrati
guarda con preoccupazione al proprio futuro. «Per loroè una
soluzione impraticabile – conclude Gianluca Petruzzo,
dell’associazione Tre febbraio – Ci dicono: lo Stato non riescea
rinnovarei permessi e prepara altri ostacoli?».