Non basta la parola dei vigili per confermare una contravvenzione
La parola dei vigili potrebbe non bastare per confermare una contravvenzione. È quanto emerge da una sentenza della seconda sezione civile della Corte di Cassazione (numero 21514/2011) che ha dato ragione a un passeggero trasportato che era stato contravvenzionato perché, a detta degli agenti, non avrebbe indossato le cinture di sicurezza. Nel ricostruire la vicenda la suprema Corte spiega che gli agenti, intervenuti a seguito di un incidente stradale, avevano riscontrato che “le cinture di sicurezza del passeggero erano bloccate nella propria sede, in quanto il montante ove era installata la cintura di sicurezza risultava piegato in seguito all’evento”. secondo gli agenti invece, se l’automobilista avesse indossato le cinture queste dovevano rimanere avvolte ma non bloccate. Un ragionamento a cui aveva aderito anche il giudice di pace che in prima istanza aveva convalidato la multa. Ricorrendo in Cassazione il trasportato ha fatto notare che per decidere, il Giudice di Pace non poteva basarsi solo sulla parola degli agenti specie perché in primo grado non si era provveduto ad acquisire la cartella clinica che avrebbe potuto “fare escludere la violazione dell’obbligo di indossare le cinture”.