Non toccate i rifiuti abbandonati allarme, per chi abita ai piani bassi
Marcello Piazza dirige la scuola di specializzazione in malattie infettive del Policlinico federiciano. Professore, il sindaco Iervolino ha convocato i dirigenti dell’Asl per avere notizie sui rischi infettivi provocati dai cumuli di spazzatura. «Ha fatto bene, perché la situazione richiede la massima attenzione dal punto di vista epidemiologico. L’emergenza provocata dalla presenza dei rifiuti in strada è tanto consistente da non consentire previsioni su quello che potrebbe succedere. Per fortuna siamo in pieno inverno».
Che significa? «Dal punto di vista infettivologico è un periodo più tranquillo. Col freddo non ci sono mosche, spariscono le zanzare e altri insetti che per un contatto anche solo occasionale con i cumuli di spazzatura e con il percolato di quei rifiuti potrebbero trasformarsi in fonti di contagio per i cittadini». Vuol dire che possiamo essere più tranquilli? «Assolutamente no, perché il rischio di infezioni resta altissimo. Col caldo quei cumuli di rifiuti, alti in alcuni punti anche cinque-sei metri, sarebbero andati in putrefazione dopo meno di ventiquattro ore. Il clima rigido rallenta questo processo, ma non lo blocca. E i rischi infettivi aumentano in un periodo in cui i virus influenzali stanno mettendo a letto migliaia di cittadini». Che pericoli determina, professore? «La presenza di spazzatura in strada rappresenta un problema enorme per chi ha malattie respiratorie perché il ricambio d’aria nei loro appartamenti è indispensabile per guarire e per “ripulire” gli ambienti. C’è gente che abita nei piani bassi e da giorni e giorni è costretta a vivere con le finestre chiuse per non sentire i miasmi provocati dalla spazzatura». Si dice che la pioggia ripulisce le strade. «In genere è così. Ma con quei rifiuti abbandonati non è un vantaggio. Anzi. L’acqua piovana incrementa il percolato che proviene da quei cumuli di spazzatura dov’è contenuto di tutto. Dai sacchetti pieni di escrementi di cani a materiale come aghi e medicazioni che con quei rivoli di pioggia si diffondono agenti infettivi sulla strada». Mancano le mosche, non ci sono le zanzare. Ma sui cassonetti passeggiano i topi. «È un problema serio per eventuali contagi da leptospirosi. Per fortuna non ci sono casi segnalati, l’Asl sta monitorando costantemente la diffusione di malattie infettive. La leptospirosi si trasmette col morso di un topo, ma può essere presa anche toccando sacchetti di spazzatura infettati dall’urina dei ratti. Quei cumuli di immondizia rendono elevato anche il rischio di contagio da epatite B, provocato dal sangue infetto». È forte l’allarme diossina. È infettiva la spazzatura bruciata? «No, ma provoca diossina. Il rischio diventa elevatissimo perché è pericolosa come l’amianto che si sgretola e genera tumori».