Nucleare, dal Cdm via libera al decreto specificati i criteri per la scelta dei siti
ROMA (22 dicembre) – Il Consiglio dei
ministri ha dato via libera al decreto legislativo che specifica i
criteri per l’individuazione dei siti dove verranno costruite le
centrali nucleari del prossimo programma italiano per il ritorno
all’atomo. Si tratta uno schema legislativo proposto dal ministro per
lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, per la «localizzazione e
l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica e nucleare,
di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio,
nonchè di misure compensative e campagne informative».
I criteri. Sismicità, distanza dai centri abitati; idrologia e
risorse idriche; caratteristiche geofisiche e geologiche; dotazione
infrastrutturale di trasporto, valore paesaggistico e architettonico;
qualità dell’aria, fattori climatici, biodiversità. Sono questi i
parametri su cui l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare («sulla base di
dati tecnico-scientifici predisposti da enti pubblici di ricerca,
compresi Ispra, Enea e università») dettaglierà i criteri specifici per
l’individuazione dei siti su cui verranno costruite le nuove centrali.
Criteri sulla base dei quali «le imprese interessate proporranno in
quali zone intendono realizzare gli impianti».
Misure a favore delle amministrazioni. È questo in sostanza il
contenuto dello schema di decreto legislativo approvato oggi che si
sofferma anche sulle misure compensative «a favore delle
amministrazioni, delle popolazioni e delle imprese presenti nelle zone
in cui sorgeranno gli impianti nucleari. Oneri che saranno a carico
delle imprese coinvolte nella costruzione e nell’esercizio delle
centrali». Nel dettaglio, è previsto «un beneficio economico
onnicomprensivo annuale commisurato alla potenze elettrica nominale
dell’impianto nella fase di cantiere, pari a 3 mila euro per megaWatt.
Una volta che l’impianto nucleare sarà entrato in esercizio, il
beneficio economico sarà commisurato all’energia elettrica prodotta ed
immessa in rete, pari a 0,4 euro per MWh da corrispondere ad imprese e
cittadini sulla base dei criteri definiti dagli enti locali
interessati».
I benefici sono attribuiti «per il 10% alle Province in cui è
ubicato l’impianto; per il 55% ai Comuni e per il 35% ai comuni
limitrofi, fino ad un massimo di 20 km dall’ impianto». Nel dettaglio,
i benefici attinenti alla fase di realizzazione degli impianti sono
destinati «per il 40% agli enti locali per le finalità istituzionali e
per il 60% alle persone residenti e alle imprese presenti sul
territorio circostante il sito mediante la riduzione della spesa
energetica, della Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell’Ici,
secondo criteri e modalità che saranno fissati dagli enti locali
interessati. Quelli correlati all’esercizio produttivo degli impianti,
invece, saranno destinati alla riduzione della spesa per energia
elettrica dei clienti ubicati nei territori dove hanno sede gli
impianti». Nel dispositivo normativo si prevede, tra l’altro, che «nel
caso in cui la realizzazione o l’esercizio della centrale per qualunque
ragione subisca un arresto definitivo, decadranno automaticamente i
benefici riconosciuti alle persone residenti, agli enti locali e alle
imprese. La procedura per la definizione dei criteri di localizzazione
e l’istanza per l’autorizzazione dell’impianto nucleare, sono
caratterizzate dalla più ampia partecipazione dell’opinione pubblica e
degli enti locali interessati, con una scrupolosa attenzione ai profili
di carattere ambientali oltre che della sicurezza».
Deposito nazionale. Il decreto prevede infine la realizzazione
di un «deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi la
cui realizzazione sarà affidata a Sogin sulla base di un’autorizzazione
unica. Ci sarà una consultazione pubblica con manifestazione
d’interesse da parte delle Regioni interessate e con l’intesa della
Conferenza Unificata. Anche per il territorio che ospiterà il deposito
dei rifiuti radioattivi sono previsti benefici economici».
Il provvedimento approvato oggi è stato proposto dal
titolare dello Sviluppo Economico, con il concerto del ministro
dell’Ambiente Prestigiacomo e delle Infrastrutture Matteoli. Ora lo
schema di decreto andrà all’esame della Conferenza Unificata e al
parere delle Commissioni Parlamentari, per poi tornare al consiglio dei
ministri per il varo definitivo. Nei tre mesi successi, il consiglio
dei ministri adotterà il documento contenente la «strategia nucleare»
con la quale saranno delineati gli obiettivi strategici in materia.
Successivamente, gli operatori interessati, «in un’ottica di libero
mercato, formalizzeranno le proposte per la realizzazione degli
impianti». il sito, mediante la riduzione della spesa energetica, della
Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell’Ici, secondo criteri e
modalità che saranno fissati dagli enti locali interessati.
Saglia: ora Regioni ritirino ricorsi. «L’approvazione da parte
del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sui siti, deposito e
compensazioni avvia a tutti gli effetti la rinascita del nucleare
italiano. L’individuazione dei siti avverrà d’intesa con le regioni
interessate. Quindi a questo punto sarebbe auspicabile che le regioni
ritirassero i ricorsi presentati alla Corte Costituzionale». È quanto
si legge in una nota del sottosegretario allo Sviluppo Economico con
delega all’energia, Stefano Saglia, secondo il quale «l’introduzione
dei comitati per la comunicazione e trasparenza tracciano il segno di
un forte dialogo con il territorio. La ripresa del nucleare sarà
anticipata con un grandissimo impegno sul fronte delle rinnovabili e
dell’efficienza energetica così da aggredire seriamente il problema dei
cambiamenti climatici».
Cento: pronti al referendum. «Il decreto approvato oggi dal
Consiglio dei ministri per i criteri necessari a individuare i siti per
la localizzazione delle centrali nucleari rappresenta una vera e
propria beffa per i cittadini. I siti sono stati già prescelti ma il
governo li tiene nascosti per evitare un effetto boomerang alle
prossime elezioni regionali». Lo afferma Paolo Cento, del coordinamento
nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. «Non si illudano Berlusconi e
il ministro Scajola – aggiunge – perchè sanno benissimo che nonostante
la militarizzazione del territorio che stanno preparando per imporre le
centrali nucleari, questa scelta troverà un’opposizione fortissima nel
Paese». «Sinistra Ecologia e Libertà – conclude Cento – è pronta a
promuovere, insieme a tutti gli altri soggetti interessati, anche un
referendum per abrogare queste norme antieconomiche, che producono
danni ambientali nel Paese».
Idv: «È il regalo di Natale del governo agli italiani di
Monfalcone, della provincia di Gorizia, di Scanzano Jonico in
Basilicata, di Palma in provincia di Agrigento, di Oristano, di
Chioggia, di Caorso, di Trino Vercellese, di Montalto di Castro, di
Termini Imerese e di Termoli. Quattro di queste località ospiteranno
subito un impianto nucleare e un sito di stoccaggio. Le altre lo
avranno dopo». Lo afferma Paolo Brutti, responsabile del dipartimento
Ambiente per l’Italia dei Valori. «La decisione del CdM sarebbe
ridicola se non fosse tragica, per quei cittadini e per tutto il Paese.
Grosse centrali, grossi affari. Poi che c’importa se non sappiamo cosa
fare delle scorie radioattive e se ogni centrale costerà quanto il
ponte sullo stretto e produrrà elettricità a costi astronomici.
L’allargamento del sistema di potere di Berlusconi e del Pdl è il vero
scopo della scelta nucleare che illumina questo Santo Natale».
Le critiche di Legambiente. «Il governo deve smetterla con la
propaganda sui benefici economici, ambientali ed energetici che
garantirebbe il progetto di nuove centrali nucleari, dal quale la
stessa cancelliera tedesca Angela Merkel si tiene ben lontana –
continua Ciafani – spendendo non meno di 50 miliardi di euro per
produrre il 25% dell’elettricità, distoglieremmo tutte le attenzioni e
le risorse economiche che potrebbero essere investite subito nella
green economy dell’efficienza energetica e delle rinnovabili». «Il
governo fermi questo progetto, utile per pochi e inutile per la
collettività – conclude Ciafani – che scatenerebbe inevitabili
conflitti istituzionali e sociali già visti, non solo negli anni ’70 e
’80, ma anche poco tempo fa a Scanzano Jonico per realizzare il
deposito geologico dei rifiuti radioattivi, e che nè i rimborsi
milionari nè l’uso dell’ esercito eviterebbero».