Nuova micidiale arma di Israele: non uccide ma dà sensazione di bruciare vivi
Il Pentagono ci sta lavorando dal 2001, ma
finora ne ha costruito solo versioni ingombranti, che pesano quasi 9
tonnellate. Ma adesso una università israeliana ha prodotto una
versione portatile del “raggio del dolore”, una nuova arma antisommossa
destinata al controllo ”umanitario” delle folle.
Si chiama “Active Denial System” (Sistema Respingente Attivo), e si può
portare in spalla. Colpisce il bersaglio entro un raggio di trenta
metri, causando una sensazione di bruciore così intensa che le
terminazioni nervose fanno credere al cervello che il corpo sia in
fiamme. In realtà – negli esperimenti di laboratorio – il “raggio del
dolore” non sembra causare danni fisici reali.
L’università di Giudea e Samaria ha reso noto di aver ideato una
versione del raggio del dolore grande quanto un fucile, e del costo di
circa 170 mila euro. L’università sorge nella città di Ariel, un
insediamento ebraico in Cisgiordania fondato nel 1978. Il prototipo
dell’arma finora è stato mostrato in pubblico solo in fotografia. Ma è
molto più piccola di quella costruita dagli americani, che viene invece
montata su mezzi corazzati resistenti alle bombe. Il Pentagono aveva
inizialmente pensato di inviare il “raggio del dolore” in Iraq. Ma
prima che una nuova arma possa venire adottata al fronte, negli Stati
Uniti si devono superare un serie di test scientifici, anche sui
possibili rischi che l’arma può avere per gli stessi soldati che la
utilizzano.
Il governo israeliano sembra meno burocratico in questo senso. Difatti
ha già utilizzato armi “alternative”, non letali. Nel 2008 ad esempio
ha messo alla prova sul campo, contro un gruppo di palestinesi che
dimostravano nel villaggio di Naalin, la “bomba puzzolente”, una doccia
mefitica che impregna i vestiti e la pelle delle vittime.
L’arrivo del “raggio del dolore” preoccupa però gli esperti di
sicurezza perché potrebbe essere adottato anche da Paesi dittatoriali
per reprimere il dissenso: «Costa così poco, tutti ora potranno farsi
il loro raggio del dolore» si lamenta il professor Steve Wright,
dell’Università di Leeds.