Nuove regole anti evasione per la ritenuta del 36% sulle ristrutturazioni. Ecco cosa cambia
«Chi fa il nero continuerà a farlo, e per sopravvivere qualcuno che non lo fa sarà tentato di farlo». È questo il pronostico dell’ufficio fiscale dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, sugli effetti della nuova ritenuta d’acconto del 10% che interessa imprese e artigiani che lavorano nell’edilizia.
Il decreto legge 78 del 31 maggio scorso, all’articolo 25 prevede che da giovedì 1° luglio la banca o l’ufficio postale che ricevono un bonifico di pagamento per lavori edili che accedono alle agevolazioni fiscali del 36 e del 55%, in pratica le ristrutturazioni e i lavori finalizzati al risparmio energetico, devono applicare sul bonifico una ritenuta d’acconto a titolo d’imposta del 10 per cento.
Questa norma, oltre a creare problemi tecnici a banche e poste (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), mette in seria difficoltà le aziende e i lavoratori autonomi.
«L’applicazione della ritenuta sull’importo del bonifico – spiega Andrea Trevisani direttore delle politiche fiscali di Confartigianato – crea una doppia tassazione, perché nel bonifico è inclusa anche l’Iva che l’impresa dovrà versare (per evitare ciò al bonifico andrebbe allegata la fattura che evidenzia l’Iva scorporata). A questa anomalia va aggiunto che le imprese che svolgono lavori nei condomini già subiscono una ritenuta del 4% che viene applicata dagli amministratori in qualità di sostituti d’imposta, e questa si va a sommare alla nuova ritenuta applicata sull’importo del bonifico, che quindi sale al 14%». Ma non è tutto. «Nel caso dei lavori che accedono alla detrazione del 55% – spiega Claudio Carpentieri, responsabile nazionale settore tributario della Cna – il costo dei materiali è molto alto e spesso il margine di guadagno è inferiore al 10».
In pratica, nel breve periodo, artigiani e imprese edili si troveranno a fare anticipi all’erario molto superiori alle imposte che dovranno realmente versare, trovandosi da una parte a corto di liquidità e dall’altra con un credito d’imposta sempre più alto. Si crea, quindi, uno squilibrio finanziario che andrà fronteggiato con un maggior ricorso al sistema bancario e tempi più lunghi per pagare i fornitori.
Un simile intervento per le associazioni di categoria non è giustificabile come “lotta preventiva all’evasione”. «Per ottenere le agevolazioni fiscali – sottolineano Confartigianato, Ance e Cna – il cliente/committente riporta nel bonifico la partita Iva dell’impresa o dell’artigiano che esegue i lavori. L’agenzia delle Entrate ha quindi tutti gli elementi per risalire a chi ha eventualmente evaso le tasse».
E questo ulteriore anticipo d’imposta certo non è un incentivo a emergere per chi già lavora “in nero” e riconosce uno sconto che sia vantaggioso per il cliente, che senza fattura perde la detrazione dall’Irpef. Per l’erario le maggiori entrate a seguito di questo intervento sono quantificate in 300 milioni di euro nel 2010 e in 360 milioni nel 2011. Mancano però gli effetti sulle entrate fiscali dal 2012 in poi, quando imprese e artigiani potranno far valere il credito d’imposta accumulato.
Gli operatori sperano ancora in un ripensamento del legislatore. Intanto giovedì 1° luglio la commissione bilancio del Senato ha respinto gli emendamenti presentati in merito all’articolo 25, tra cui quattro per la sua abrogazione, cinque per la riduzione della ritenuta e tre per la proroga dell’entrata in vigore. Ora la parola passa all’aula che comincerà la discussione da martedì prossimo. C’è tempo fino al 30 luglio, data ultima per la conversione del decreto, per aggiustare il tiro.