Tariffe postali per l’editoria: il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti hanno firmato il decreto che ridefinisce le tariffe postali per la spedizione dei prodotti editoriali, decreto che nelle scorse settimane aveva ricevuto il parere positivo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Paolo Bonaiuti. Il decreto, informa il MSE, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, e “consentirà di ottenere tariffe postali compatibili sia con le esigenze degli editori sia con i vincoli generali di bilancio pubblico”.
Come informa il MSE in una nota stampa, “le nuove tariffe saranno applicabili, secondo il decreto, dall’1 settembre 2010. Giunge così a conclusione la delicata questione delle tariffe postali per l’editoria dopo l’accordo che era stato raggiunto qualche tempo fa tra le associazioni degli editori, in particolare la Fieg, Federazione italiana editori giornali, l’Uspi, Unione stampa periodica italiana, l’Anes, Associazione nazionale editoria specializzata, la File, Federazione italiana liberi editori, la Fisc, Federazione italiana stampa cattolica e Poste Italiane”.
Soddisfazione è stata espressa dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali): “La vicenda che ha portato a tale positiva conclusione, – scrive la Federazione in una nota – ha preso avvio dopo che Fieg e Poste avevano siglato, ben tre mesi fa, a seguito di una serrata e difficile trattativa, un accordo che prevede tariffe non più agevolate e quindi senza alcuna contribuzione statale, ma ridotte rispetto alla tariffa piena. In sostanza uno sconto, in considerazione del volume delle spedizioni complessivamente effettuate dal settore, rispetto alla tariffa piena che era divenuta improvvisamente e imprevedibilmente applicabile dal 1° aprile 2010 per effetto del decreto di sospensione della tariffa agevolata con un aggravio di costi pari al 120% insostenibile dalle imprese. Il decreto, che recepisce i termini di quell’intesa quadro, è un atto senza oneri per lo Stato, che – sebbene dovuto – contribuisce a rasserenare il clima e a consentire agli editori – pur a costi significativamente incrementati – di mantenere il proprio impegno nella cura e nello sviluppo di un canale di vendita, quello degli abbonamenti, che è essenziale per il settore editoriale e che, se solo vi fossero nel nostro Paese condizioni di efficienza analoghe a quelle presenti da anni in altri Paesi europei e del mondo, potrebbe essere ben più consistente e solido”.