Nuovi rialzi per i listini dei carburanti
Nuovi rialzi dei prezzi dei carburanti. Ieri, dopo quasi due settimane
di stand-by, Agip ha ritoccato i listini riportandoli ai livelli di
inizio novembre: secondo la rilevazione della Staffetta Quotidiana, il
prezzo consigliato è salito a 1,324 euro al litro (+2,5 centesimi) per
la benzina e a 1,169 euro (+2 centesimi) per il gasolio. Api/Ip da oggi
aumenta il prezzo della benzina di un centesimo a 1,309 euro, mentre
per Tamoil aumentano sia la verde (+1 centesimo a 1,308) che il gasolio
(+0,5 centesimi a 1,153). Rialzi anche per Erg (+1 centesimo su
entrambi i prodotti, a 1,319 euro al litro per la verde e 1,164 per il
gasolio) e Shell (+0,5 centesimi a 1,327 per la verde).
Il trend rialzista che si è ripresentato nei giorni di fine anno
rende ancora più attuale il dibattito sulla riforma dei carburanti. Il
ministero dello Sviluppo economico, con un provvedimento predisposto
dal sottosegretario con delega all’energia, Stefano Saglia, ha deciso
di accelerare agganciando la riforma, sotto forma di delega al governo,
con un subemendamento alla legge Comunitaria 2009 che tornerà al Senato
alla ripresa dei lavori. Istituzione di una “borsa” dei carburanti
simile alla borsa elettrica; trasformazione, di fatto, delle variazioni
quotidiane dei listini in variazioni settimanali; creazione di un
contratto tipo tra compagnie e gestori da approvare con decreto del
ministero dello Sviluppo: queste le principali novità. Praticamente
tutte contestate dall’Unione petrolifera. In una nota, il presidente
dell’Up Pasquale De Vita invoca subito un confronto con il ministero e
le altre parti coinvolte (gestori, enti locali in primis) «sul merito
dei problemi» per scongiurare «proposte che peggiorerebbero solo la
situazione». C’è un’altra via per ridurre il differenziale con
l’Europa, suggerisce De Vita, sottolineando che le aziende avevano
iniziato a elaborare «proposte comuni» sulla ristrutturazione della
rete, sentita l’Antitrust. De Vita contesta la mancata «consultazione
preventiva» e il trasferimento ai carburanti «in modo maldestro di
principi e criteri propri del mercato dell’energia elettrica e il gas».
Secondo l’Up, immaginare una “borsa del petrolio” per la
negoziazione dei prodotti petroliferi, sia a livello di grossisti che
di gestore, «sembra non tenere conto che esiste già un ampio mercato di
scambi che ha come riferimento, così come in tutto il resto d’Europa,
le quotazioni Platts dei prodotti finiti a livello internazionale».
L’istituzione di un contratto tipo tra proprietari di impianti e
gestori – rileva inoltre l’Unione petrolifera – limita fortemente la
libertà negoziale tra le parti anche per i rapporti contrattuali già
esistenti. Netta bocciatura, poi, per i vincoli che verrebbero apposti
sulle vendite al dettaglio e sull’imposizione di esclusiva alle aziende
che hanno attività upstream (ricerca e coltivazione idrocarburi), di
raffinazione o di distribuzione all’ingrosso. «Una sorta di «esproprio
di 12.000 impianti di proprietà», contesta l’Up: un vincolo «contrario
alle norme costituzionali sulla libertà di impresa».