Nuovo stop sulla riscossione
Dopo un fuoco incrociato in commissione al Senato viene ritarata la nuova “riforma” dei tributi locali, l’emendamento varato martedì al decreto 174/2012 per offrire ai sindaci un consorzio fra Anci ed Equitalia come unica alternativa alla riscossione diretta da parte del Comune (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri e l’articolo a pagina 7).
L’intervento, che tracciava una strada opposta a quella appena ipotizzata nella delega (e nella stessa versione originaria del decreto sugli enti locali, che congelava il quadro per altri sei mesi in attesa della riforma), è stata al centro di un braccio di ferro notturno in commissione. Una serie di sub-emendamenti provava a correggere il tiro rendendo opzionale il ricorso dei Comuni al consorzio fra Anci ed Equitalia, ancora tutto da costruire, ma alla fine la proposta è stata ritirata.
L’ennesimo riordino, che in realtà non faceva che intricare ulteriormente un tema nella bufera ormai da 16 mesi, prevedeva che dal 1° luglio prossimo i Comuni, le Unioni e i consorzi avessero due strade per la raccolta delle entrate: la riscossione diretta (oppure tramite le loro società in house), oppure l’affidamento a un consorzio partecipato dal l’Anci, chiamato a utilizzare Equitalia per la riscossione coattiva. Il consorzio sarebbe stato iscritto di diritto all’albo della riscossione locale, e sarebbe subentrato di diritto nei contratti attuali prorogati fino al 30 giugno dalla versione originaria del decreto.
I primi allarmi sono arrivati dai grandi assenti del nuovo panorama della riscossione locale disegnato dal provvedimento, cioè le società private iscritte all’albo che oggi lavorano con circa 4mila Comuni. Dopo la riforma per loro non ci sarebbe stato alcuno spazio, così come per le circa 6mila persone che oggi vi lavorano. Un problema analogo è vissuto oggi dall’agente nazionale della riscossione, che impiega almeno 1.500 persone nella raccolta dei tributi per i Comuni e che rischia di doverli trasformare in esuberi se dovesse uscire del tutto dal campo delle entrate locali.
Nasce anche da qui l’idea del consorzio che però, secondo l’Anacap (l’associazione delle società private), avrebbe cozzato contro i principi costituzionali (nella parte del “subentro automatico” ai contratti attuali) e contro quelli di concorrenza fissati dal diritto comunitario.
Ad attirare gli strali parlamentari, però, è stato anche un nodo tutto politico: da oltre un anno si discute dell’ipotesi di una riscossione «più umana» rispetto a quella di Equitalia, secondo uno slogan portato avanti dagli stessi sindaci che con l’emendamento si sarebbero trovati partner obbligati dello stesso agente nazionale della riscossione. Buttando a mare anche il lavoro portato avanti in questi mesi dalla stessa Associazione dei Comuni, che a giugno aveva varato una gara per la scelta del partner privato con cui dar vita ad AnciRiscossioni.
L’emendamento, insomma, non ha fatto altro che riaccendere lo scontro in un settore che, dal Dl 70 del 2011, sta cercando senza successo un assetto chiaro e definitivo. L’ultimo tentativo è stato scritto nella delega fiscale, che incarica il Governo di fissare i nuovi requisiti indispensabili per i soggetti privati e di scrivere le regole per gli strumenti di riscossione: sempre che la legge riesca davvero ad arrivare al traguardo.