OBESITY DAY LA CAMPAGNA: lucani i più ciccioni piemontesi i più magri
Obesità, un «tunnel metabolico». E psicologico. Che secondo dati
dell’Obesity Task Force riguarda, nel mondo, un miliardo di adulti
oversize e 310 milioni di obesi effettivi: aumentati, in Europa, di tre
volte negli ultimi decenni e, in Italia, del 25% dal 1994 a oggi. Altro
che paffuti modelli immortalati dal pennello di Botero, magari
autoconvinti (su spinta del fashion system) che grasso può essere anche
bello. Macché. Questa minoranza dell’occidente opulento è semmai alle
prese con le contraddizioni patologiche del digiunare, divorare
dell’omonimo romanzo di Anita Desai (un mondo senza mezze misure, nel
rapporto compulsivo con il cibo o, all’opposto, con il suo rifiuto) e
con i problemi di autostima: fattori propedeutici sin da bambini
all’obesità adulta, secondo un recente studio britannico dei
ricercatori del King’s College di Londra. Sono uomini, donne e persino
bambini ciccioni (concentrati in prevalenza in Campania, dove secondo
Coldiretti il 12,3% dei più piccoli è obeso) che da un iniziale
sovrappeso, apparentemente innocente, possono approdare – oltre ai noti
rischi di ictus, malattie cardiovascolari, tumori e osteo-artropatie –
anche all’emergenza «diabesità»: ossia la micidiale alleanza tra due
patologie, il grasso in eccesso e il diabete di tipo 2. «In Italia
soffrono di questo diabete 4 milioni di individui, dei quali l’80% è
anche obeso, mentre fra chi è affetto da diabete di tipo 1 uno su
quattro è obeso: una situazione già preoccupante oggi, che rischia di
diventare domani un’epidemia anche nel Bel paese». A denunciarlo, ieri
in occasione della giornata mondiale Obesity Day, è Giuseppe Fatati,
presidente dell’Adi (associazione italiana di dietetica e nutrizione
clinica), responsabile dell’Unità di diabetologia, dietologia e
nutrizione clinica dell’Azienda ospedaliera «Santa Maria» di Terni
nonché coordinatore del progetto Obesity Day, che dal 2001 porta avanti
anche in Italia una campagna di informazione, prevenzione e cura
dell’obesità e del sovrappeso negli oltre 200 centri Adi sul territorio
nazionale. Tra le novità di quest’anno, una significativa classifica
dei più grassi d’Italia; un progetto pilota per diete personalizzate
grazie a un test del gusto sulla saliva che partirà da Terni; e un
nuovo, aggiornato vademecum per un’alimentazione corretta, dunque sana.
A rivelarci chi detiene il primato dei ciccioni d’Italia, dalla
caratteristica forma «a pera» (il 17% degli uomini e il 21% delle donne
tra i 35 e i 74 anni) è la Coldiretti, su dati dell’Istituto Superiore
di Sanità: sul podio dei più grassi del Paese ci sono i lucani (ben al
di sopra della media tra gli uomini: 34%, e tra le donne: 42%), seguiti
da siciliani (31% per uomini e donne) e calabresi (24% gli uomini e
38%& le donne). In Campania, la percentuale è del 18% degli uomini
e del 33% delle donne. I più in linea? Al primo posto risultano i
piemontesi (12% uomini, 13% donne), seguiti dai marchigiani (13%
uomini, 15% donne) e dai sardi (16% uomini, 14% donne). Ma la
situazione si complica se consideriamo anche le persone in sovrappeso:
in Italia, oltre due uomini su tre (67%) e più della metà delle donne
(55%). Molto preoccupante, rilancia l’Obesity Day, è poi il dilagare
del problema nei più giovani: i bambini italiani sono i più grassi
d’Europa, con uno su tre di età compresa tra i 6 e gli 11 anni che pesa
troppo (il record, come si è detto, spetta alla Campania). Circa il 13%
dei più piccoli è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso già a 9 anni
soprattutto per le cattive abitudini alimentari (junk food, con eccessi
di grassi e zuccheri e niente frutta e verdura); uno su tre (il 36%)
dei ragazzi fino a 18 anni è inoltre obeso o in sovrappeso, soprattutto
i maschi e quelli del Sud: dal 26% al 41% di questi rimarranno obesi da
adulti: «Con il rischio concreto che i ragazzi di questa generazione,
per la prima volta nella storia, possano essere i primi ad avere una
vita più breve dei propri genitori», ricorda Paolo Pozzilli, Direttore
dell’Area di Endocrinologia e Diabetologia del Campus biomedico di
Roma. Che fare? Gli specialisti insistono su due pilastri: un po’ di
attività fisica e dieta equilibrata (il decalogo su
www.obesityday.org). Ma senza strafare mai. I passi successivi sono
l’intervento cognitivo comportamentale e il trattamento farmacologico,
sotto stretto controllo medico. Ultima spiaggia, il bisturi: «Vi
ricorrono gli extralarge disperati che fanno capo ai 91 centri pubblici
di chirurgia bariatrica (o dell’obesità) esistenti in Italia e che –
spiega Maria Luisa Amerio, direttore della Struttura complessa
Dietetica e nutrizione clinica dell’Asl 19 di Asti – nel 1999 erano
soltanto 9». Meglio fermarsi in tempo.