Oggi in cdm Def e piano riforme
ROMA – La crescita del 2011 sarà dell’1,1% e aumenterà poi progressivamente all’1,3% nel 2012, all’1,5% nel 2013 e all’1,6% nel 2014. Il rapporto debito Pil si assesterà al 120% del Pil, per scendere poi l’anno prossimo al 119,4%. E’ quanto indica la bozza del Def che andrà oggi all’esame del consiglio dei ministri. Per quanto riguarda il deficit, si conferma l’intenzione di arrivare ad un rapporto col pil sotto al 3% l’anno prossimo (2,7%), dal 3,9% di quest’anno. La Def, la Decisione di economia e finanza che conterrà le nuove previsioni macroeconomiche per l’Italia, dovrebbe essere presentata oggi in Consiglio dei ministri dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Il ministro dovrebbe portare all’attenzione del Cdm anche lo schema del Piano Nazionale delle Riforme che l’Italia deve presentare entro fine aprile a Bruxelles.
TASSO DISOCCUPAZIONE 2014 CALA A 8,1% – Le previsioni del Tesoro sul tasso di disoccupazione sono di un calo all’8,1% per il 2014. E’ quanto emerge dal documento di Economia e finanza per il programma nazionale delle riforme, che oggi il ministro Tremonti presenterà al Consiglio dei ministri. Secondo i dati del Tesoro, in Italia il tasso di disoccupazione che nel 2011 è all’8,4%, scenderà nel 2012 a 8,3%, nel 2013 a 8,2%, per raggiungere l’8,1% nel 2013. Il tasso di occupazione (sulla popolazione da 15-64 anni), che nel 2011 é al 57,1%, salirà già nel 2012 al 57,5%, nel 2013 al 57,9% e nel 2014 al 58,4%.
ITALIA TRA I PAESI MENO INDEBITATI – “La contenuta propensione all’ indebitamento del settore privato (delle famiglie e delle imprese non finanziarie) ha consentito all’Italia di continuare a registrare anche nel 2009 livelli di debito del settore privato più contenuti rispetto alla media dei paesi europei”. Lo afferma il Tesoro nella bozza del Documento di Economia e Finanza che sarà esaminato oggi dal Cdm. “Il debito delle famiglie italiane – si spiega – è risultato pari al 44,4 per cento (rispetto ad una media europea dell’82,3 per cento) e quello delle imprese non finanziarie è risultato pari all’83,8 per cento (rispetto ad una media europea del 120,8 per cento). In generale, l’Italia risulta tra i paesi meno indebitati nonostante l’elevato debito della Pubblica Amministrazione, pari nel 2010 al 119 per cento del Pil. Tuttavia, vi sono alcuni aspetti che consentono di qualificare meglio la posizione italiana riguardo alla questione critica dell’entità del debito. Queste attengono alla vita media del debito, alla sensibilità ai tassi di interesse, e al grado di esposizione al rischio di cambio. Secondo i dati più recenti, la vita media del debito pubblico in Italia è di sette anni e la quota di debito in mano ai residenti, a giugno 2010, risulta pari, al 55,7 per cento, laddove in Francia e in Germania i residenti detengono una quota di debito pubblico molto più bassa (rispettivamente pari al 31,1 per cento e al 47,1 per cento). Inoltre, l’esposizione del debito pubblico italiano al rischio di cambio è pressoché inesistente. Secondo le stime della Commissione dello scorso novembre (Autumn Forecast, Novembre 2010), nel 2012 l’Italia sarebbe uno dei pochi paesi europei, insieme a Germania e Svezia, in cui il debito della PA in rapporto al Pil si ridurrebbe”.
EFFETTI MODESTI DA BASILEA 3 – “Il costo economico dell’introduzione dei nuovi standard di capitale e liquidità (Basilea 3) sembra essere modesto e diventa irrilevante se confrontato con i benefici derivanti dalla riduzione della frequenza delle crisi sistemiche”. Lo afferma il Tesoro nella bozza del Documento di Economia e Finanza che sarà esaminato dal Cdm. Nel terzo trimestre del 2010 – spiega il Tesoro – è continuato il miglioramento dei coefficienti patrimoniali (core tier 1 capital ratio, tier 1 capital ratio e total capital ratio). Nel mese di settembre del 2010, il tier 1 capital ratio dei primi cinque gruppi bancari è risultato pari al 9,0 per cento, il core tier 1 capital ratio pari al 7,8 per cento e il total capital ratio pari al 12,5 per cento . Sebbene il valore minimo delle riserve da detenere sia stato innalzato con i nuovi criteri (Basilea 3) , i primi cinque gruppi bancari italiani risultano nel complesso posizionarsi al di sopra dei minimi regolamentari. Una recente analisi svolta dalla Banca d’Italia quantifica i costi per l’economia italiana dell’adeguamento ai nuovi standard di capitale e liquidità stabiliti dal Comitato di Basilea sulla Vigilanza Bancaria. I risultati per l’Italia appaiono in linea con le stime per i paesi G20 elaborate dal Macroeconomic Assessment Group. In particolare, l’aumento dei tassi bancari indotto dall’innalzamento di un punto percentuale dei requisiti di capitale avrebbe un impatto negativo sul Pil compreso tra zero e 0,33 punti percentuali corrispondente a una riduzione inferiore a 0,04 punti percentuali del tasso di crescita del prodotto nel periodo 2011-2018; l’adeguamento ai nuovi standard di liquidità comporterebbero una riduzione aggiuntiva del tasso di crescita medio annuo del Pil al più dello 0,02 per cento. Dello stesso ordine di grandezza sarebbero anche gli effetti di lungo periodo”.
RIFORMA FISCO PER RAZIONALIZZARE – La riforma fiscale in via di definizione serve razionalizzare il sistema nel suo complesso: é quanto si legge nel Documento di Economia e Finanza per il Programma nazionale delle Riforme, che oggi il ministro Giulio Tremonti presenterà al Consiglio dei ministri. “In un’ottica di migliore distribuzione del carico tributario e di riduzione degli effetti distorsivi della tassazione sulla crescita – si legge nel Def – è in corso di definizione una riforma della tassazione orientata ad una razionalizzazione del sistema nel suo complesso, alla stabilità delle finanze, all’adeguamento del fisco ai nuovi modelli economici, competitivi, sociali, ambientali, istituzionali”. “In tale ambito – si legge tra l’altro nel documento – l’Italia ritiene di fondamentale importanza un coordinamento a livello europeo, espresso nel Patto per l’euro, pur nel rispetto delle sovranità nazionali”
PIANO NAZIONALE DELLE RIFORME – Insieme al Def arriverà anche il piano nazionale delle riforme che è stato messo a punto dai diversi dicasteri in incontri settimanali con il ministro Tremonti. Il documento, che verrebbe illustrato ai ministri, dovrebbe contenere i temi principali già indicati dal premier, Silvio Berlusconi, per – come diceva – “dare una scossa” all’economia. Svariati i temi presi in esame: si potrebbe, ad esempio, anticipare un pezzo di riforma fiscale con la razionalizzazione degli sconti fiscali e, almeno l’indicazione del percorso per arrivare, a fine legislatura, alla riduzione del carico fiscale (il ‘famoso’ progetto delle due aliquote: 23% e 33%). Stoppato il ‘nucleare’ rimarrebbe comunque il progetto di integrazione della Costituzione per rendere più semplice avviare un’impresa. Cioé: prima si apre un’attività, poi lo Stato controlla. Si punta a modificare gli articoli 41, 97 e 118 della Carta ed esiste già un Ddl firmato da Berlusconi e altri ministri. C’é poi ancora da attuare il piano per il Mezzogiorno per il quale sono già previsti stanziamenti per 100 miliardi e che dovrebbe vedere nascere a breve la Banca per il Mezzogiorno, ‘creatura’ sulla quale il ministro Tremonti ha continuato a lavorare insieme a Poste. Dovrebbe avanzare anche il piano casa più volte stoppato dalle Regioni e sul quale punta molto il premier. Il meccanismo, in sintesi, sarebbe “tutti padroni in casa propria”. Il che consentirebbe modifiche e anche piccoli ampliamenti di casa. Infine tra le riforme comparirebbero anche i servizi pubblici locali, la Pubblica amministrazione, gli incentivi alle imprese, i contratti e lo Statuto dei Lavori.
MALUMORI MINISTRI, LO SFOGO DELLA GELMINI – Se saranno fissati criteri molto rigidi in merito alle previsioni di spesa, è il ragionamento di alcuni responsabili di dicasteri con portafoglio, potrebbe arrivare nuova stretta. E, in questo caso, annunciano battaglia all’interno del governo. In ogni caso, il documento che sarà presenato domani non è un provvedimento di legge ma solo un aggiornamento delle stime al quale sarà allegato un piano di riforme che il ministro Tremonti avrebbe concordato nelle ultime settimane con i vari ministeri. Ma la tensione sta salendo nell’Esecutivo per la presentazione di questo documento che di fatto avvia la nuova sessione di bilancio. Tanté che uno dei primi ministri a lamentarsi del rischio tagli è stata oggi, in Transatlantico, alla Camera, Maria Stella Gelmini che si sfoga con i suoi dicendo di non voler tagliare nulla per la scuola.