Ozono, a marzo buco record Colpa di clima e inquinanti
Le interpretazioni sui motivi della controtendenza sono però almeno in parte divergenti. Secondo l’Esa la colpa è di “insoliti forti venti, conosciuti come ‘vortici polari'”. Sarebbero questi vortici ad aver determinato la perdita record di ozono. Praticamente, spiega l’Esa, al Polo Nord “si sono create condizioni simili a quelle che si determinano ogni inverno al Polo Sud”. Le temperature della stratosfera nel circolo polare artico cambiano di inverno in inverno, ma “l’anno scorso temperature e quantità di ozono sopra l’Artico sono state piuttosto elevate”, come non accadeva dal 1997.
Adesso gli scienziati sono al lavoro per cercare di capire perché gli inverni di questi due anni sono stati così caldi e “se questi eventi casuali sono statisticamente collegati ai cambiamenti climatici globali”. Il danno potrebbe non essere però irreparabile. Secondo Mark Weber, dell’università di Brema, “molti studi mostrano come la circolazione” delle correnti nella stratosfera nell’emisfero nord “in futuro potrà aumentare e, di conseguenza, molto più ozono potrà essere trasportato dai tropici a latitudini più elevate e ridurne la perdita”. Nel frattempo, però, “nei decenni a venire continueranno ad esserci forti perdite chimiche di ozono nel corso di inverni artici eccezionali”.
Diversa l’intepretazione dei dati dell’Omm, l’Oorganizzazione mondiale meteorologica. La distruzione, per l’agenzia scientifica che fa capo alle Nazioni Unite, è dovuta alla persistenza nell’atmosfera di sostanze nocive e ad un inverno molto freddo nella stratosfera. “Se l’area priva di ozono si muove via dal Polo verso latitudini più basse c’è da temere una maggiore radiazione ultravioletta nel corso della prossima stagione”, avverte l’Omm. I pericoli sono legati soprattutto a maggiore incidenza di tumori nella pelle e guasti al sistema immunitario. Le zone più a rischio sono Canada, Russia e Alaska.