Pane rumeno: i panettieri sono in rivolta. «Precotto da 2 anni, provenienza ignota»
«Attenzione al pane precotto in vendita soprattutto nella grande distribuzione low cost». Crisi del pane. La denuncia è della Cna Salerno che invita i consumatori a fare attenzione al pane precotto in vendita soprattutto nella grande distribuzione, discount e non. Sempre più spesso nei supermercati si trovano fornetti che sfornano pane caldo ma quello non è un prodotto fresco.
Dilaga il pane precotto proveniente dalla Romania che, con molta probabilità, è stato impastato anche due anni prima della vendita. Un allarme che l’associazione degli artigiani spiega così: «La crisi è arrivata sulla nostra tavola – dice Paolo Quaranta, direttore Cna Salerno – e quindi si compra pane a bassissimo costo. A discapito di sicurezza e qualità. Il nostro compito è tutelare i produttori locali, difenderli e avvertire i consumatori». Cna Salerno dice No al pane surgelato perché danneggia fornai e consumatori.
«Il raggiro è sulle scritte che spesso vediamo al banco del supermercato che indicano che il prodotto è stato sfornato e confezionato in quel punto vendita – spiega Sergio Casola, presidente Cna Salerno- si omette di spiegare da dove proviene il pane e quanti conservanti possa contenere. Dal momento che arriva da luoghi così lontani tant’è che spesso questo pane il giorno dopo si annerisce».
Una ricerca del Cna di Pesaro indica che spesso la produzione avviene sulle sponde del Danubio in Transilvania, a Cluj, Costanza, Timisoara, dove ormai ci sono più imprese italiane che romene che hanno dato vita a questa commercializzazione a basso costo. Tutto ciò a danno degli artigianali forni familiari, tradizione diffusa a livello capillare anche in tutta la provincia di Salerno.
Nicola Guariglia, presidente dell’associazione panificatori della provincia di Salerno, parla di concorrenza sleale: «Lì per lì il prodotto ti sembra fragrante e buono e poi costa meno ma in realtà il consumatore non sa cosa c’è dietro. Te lo vendono per fresco quando fresco non è». Per via di questo nuovo fenomeno che colpisce la distribuzione, chi sta soffrendo di più sono i fornai che vivono con i contratti di fornitura ai punti vendita al dettaglio.
Reggono invece i fornai vecchio stampo che sfornano e vendono al loro bancone infarinato: «Sì, ma abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare per offrire un prodotto caldo e fresco – spiega Guariglia – prima alle sette del mattino c’era l’ultimo forno. Poi eravamo liberi di riposare perché lavoriamo tutta la notte e tutti i giorni. Oggi però ci siamo adeguati alle esigenze dei clienti: a tutte le ore sforniamo pane caldo per loro».
Un modo per competere con la concorrenza sleale dei cartellini ingannevoli del pane sfornato caldo dei grandi magazzini oppure venduto in grandi buste pronto per i cinque minuti di cottura nel forno domestico.
Un fai da te che minaccia la tradizione della panificazione. È in atto una battaglia legislativa sull’argomento, condotta a livello nazionale dalle associazioni di categoria. L’obiettivo è quello di far considerare come «pane fresco» solo il pane cotto entro le ventiquattro ore dall’impasto.