PAPA, contro la criminalita’: scuola e lavoro
Per combattere la camorra e la mentalita’ che tende a tollerare i suoi soprusi, bisogna “intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero”. Infatti, “Napoli ha certo bisogno di adeguati interventi politici, ma prima ancora di un profondo rinnovamento spirituale”. Queste le indicazioni di Benedetto XVI per il quale “e’ necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalita’, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni”. In piena sintonia con l’Episcopato Italiano, lodato pubblicamente per l’iniziativa della Settimana sociale, il Papa chiede “un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, e in particolare ai giovani, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali e maturare generose scelte di vita a servizio dei propri familiari e dell’intera comunita”’. Nella messa celebrata a piazza Plebiscito sotto una pioggia battente, Ratzinger ricorda le due visite di Papa Wojtyla che 17 anni fa, ricorda, “promosse la rinascita della speranza”. E constata che purtroppo una nuova stagione, se prese avvio, di certo non e’ giunta a fiorire il Papa non nasconde che nelle regioni del Sud e in particolare in una citta’ come Napoli, “per molti vivere non e’ semplice: sono tante – elenca nell’omelia – le situazioni di poverta’, di carenza di alloggio, di disoccupazione o sottoccupazione, di mancanza di prospettive future”. A destare preoccupazione, aggiunge, e’ soprattutto “il triste fenomeno della violenza”, che dilaga ormai non solo con gli episodi eclatanti: “non si tratta – infatti – solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalita’ diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventu’, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalita’, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi”. E, continua, “davanti a certi fatti di cronaca, o a tanti quotidiani disagi della vita di cui i giornali non parlano neppure, sale spontaneamente al cuore la supplica dell’antico profeta: ‘Fino a quando, Signore, implorero’ e non ascolti, a te alzero’ il grido: violenza, e non soccorri?'”. Secondo Papa Ratzinger, “la risposta a questa invocazione accorata e’ una sola: Dio non puo’ cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione inizia con grido dell’anima, che implora perdono e salvezza”. “La preghiera cristiana – spiega – non e’ pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi e’ l’opposto dell’evasione dalla realta’, dell’intimismo consolatorio: e’ forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che e’ Amore e non ci abbandona”. La preghiera cristiana, rileva il Pontefice, e’ quella di Gesu’ nell’agonia del Getsemani e “ha il carattere dell’agonismo cioe’ della lotta, perche’ si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia e vincere il male con il bene; e’ l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza. Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando cosi’ che la verita’ dell’Amore e’ piu’ forte dell’odio e della morte”. “L’Amore puo’ vincere la violenza”, ripete rispondendo al saluto del card. Crescenzio Sepe che non nega che “il fenomeno della violenza, ancora piu’ odiosa quando e’ esercitata in forme organizzate – ha denunciato – pur essendo un fatto generalizzato ha trovato anche a Napoli un terreno fertile”. Eppure, e’ il messaggio di speranza del Pontefice che concelebra insieme a 77 tra vescovi e cardinali e 700 sacerdoti, a Napoli “non mancano energie sane, gente buona, culturalmente preparata e con un senso vivo della famiglia”. “Di fronte a realta’ sociali difficili e complesse, come sicuramente e’ anche la vostra, occorre – esorta – rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile. E’ la preghiera a tenere accesa la fiaccola della fede”. “C’e’ sangue che e’ segno di morte; ma c’e’ sangue che esprime amore e vita: il sangue di Gesu’ e dei Martiri, come quello del vostro amato Patrono san Gennaro, e’ sorgente di vita nuova”, ricorda Benedetto XVI che in due passaggi applaudi tissimi dalla folla rende omaggio all’impegno dell’attuale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. “La vostra citta’ – conclude – ha bisogno di credenti che ripongano piena fiducia in Dio, e con il suo aiuto si impegnino per diffondere nella societa’ i valori del Vangelo: preghiamo il Signore perche’ faccia crescere nella comunita’ cristiana una fede autentica e una salda speranza, capace di contrastare efficacemente lo scoraggiamento e la violenza”.