Parcheggiatori abusivi protestano per essere regolarizzati
Chiedono di diventare «coordinatori della
sosta» regolari e di lasciarsi alle spalle il titolo di parcheggiatori
abusivi; una ventina di componenti del movimento «Cittadino nuovo» si
sono dati appuntamento oggi in piazza Dante, nel centro di Napoli, per
raccogliere firme e sondare il loro grado di popolarità fra la gente.
Megafono
alla mano, il presidente del movimento, Antonio Del Piano, imprenditore
e artigiano, spiega così le ragioni della manifestazione. «I
parcheggiatori – dice – esercitano la professione da oltre quarant’anni
e rendono un servizio ai cittadini. Sono le società municipalizzate
come Napolipark a non rispettare la legge, né per quanto riguarda i
compensi e le assunzioni di personale, né per quanto riguarda il codice
della strada».
Secondo Del Piano «le strisce blu sono molte di
più di quante dovrebbero essere e molte zone a traffico limitato sono
una vera e propria trappola. Ci rivolgeremo alla magistratura per far
luce sulla faccenda». Il bersaglio dei parcheggiatori abusivi del
movimento «Cittadino nuovo» sono le società municipalizzate che
gestiscono la sosta dei veicoli, ma non solo.
«Siamo già un
migliaio – ha aggiunto Del Piano – e vogliamo unirci in un fronte
comune con i venditori ambulanti di piazza Mancini: nei prossimi giorni
faremo altre iniziative». «Il cosiddetto parcheggiatore abusivo è colui
che non avendo un titolo e quindi uno strumento per assicurarsi la
mancia è costretto a ricorrere a scene grottesche e poco dignitose, ma
i veri responsabili sono le amministrazioni locali»: è quanto si legge
sul volantino distribuito da Peppe, uno dei manifestanti.
Sessantaquattro anni, esercita la professione da 55. «La gente ha
bisogno di noi – dice – io stesso ho lavorato per tanti anni fuori alla
questura di Napoli…». E la camorra? Secondo i parcheggiatori non
c’entra. «Ci gestiamo da soli», dicono. Quanto alle tariffe, «chiediamo
sempre una cosa a piacere», sostiene Peppe.
«Gli unici che
creano problemi – conclude – sono i tossicodipendenti, ma per il resto
siamo tutti brave persone con delle famiglie da mantenere».