Partner con Aids, vince la privacy
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Partner con Aids, vince la privacy
Medico non è tenuto a informare l’altro
La Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito che il medico che cura un ammalato di Aids non è tenuto ad informare il partner del paziente. I giudici hanno dato ragione alla magistratura tedesca che aveva negato il risarcimento a una donna tedesca: quest’ultima non era stata avvertita dal medico di famiglia del fatto che il suo compagno aveva contratto l’Aids. La donna, diventata sieropositiva, aveva intentato una causa, perdendola.
Il partner della ricorrente aveva scoperto di avere l’Aids alla fine del 1992, ma non l’aveva informata. Qualche mese più tardi l’aveva detto invece al medico di famiglia proibendogli tuttavia di rendere la cosa nota a chiunque altro. Ayse Colak, la ricorrente, era andata dallo stesso medico almeno una volta prima della morte del compagno, avvenuta alla fine del ’94, ma il medico le aveva detto che l’uomo era morto di Aids solo nel marzo del ’95. Un mese dopo la donna aveva scoperto di essere sieropositiva. Aveva citato per danni il medico, ma i tribunali tedeschi avevano decretato che il dottore non era tenuto a informarla della malattia del compagno.
Prendendo in considerazione il segreto professionale, il medico avrebbe avuto questo obbligo solo se avesse ritenuto che era l’unico modo di impedire che la ricorrente contraesse l’Aids. Ma i giudici tedeschi hanno stabilito che il medico invitò più volte il compagno della ricorrente a prendere le necessarie precauzioni per non infettare la compagna e che quindi non aveva ragione di ritenere che lui non lo stesse facendo. Inoltre dagli esami condotti da un esperto non è stato possibile stabilire che Ayse Colak abbia contratto la malattia dopo che il suo compagno aveva informato il medico.
All’unanimità i giudici di Strasburgo hanno stabilito che i tribunali tedeschi non hanno violato il diritto alla vita della ricorrente e che le hanno garantito un equo processo