Pendolari in rivolta: l’alta velocità ci danneggia
Pendolari sul piede di guerra, alla vigilia dell’entrata in funzione
del nuovo orario delle Ferrovie. L’onda della protesta percorre tutta
l’Italia ma a Napoli si fa più intensa, diventa tempesta. Tutta colpa
delle modifiche sulla tratta Napoli-Roma. Lo spostamento d’orario di 34
minuti sulla partenza di un Intercity ha messo in subbuglio il mondo
dei viaggiatori abituali. Da lunedì prossimo l’Intercity dei pendolari,
il Napoli-Roma delle 6 e 24, è stato anticipato alle 5 e 50: «Ma in
questo modo non è più possibile raggiungere la stazione con i mezzi
pubblici, perché quel servizio parte alle sei – spiega Antonio Trani –
saremo costretti a muoverci in auto, diventerà un caos». Trani è il
presidente della «Assopendolari Napoli-Roma», quattrocento iscritti,
tutti compagni di viaggio abituali, tutti alle prese con gli stessi
problemi: «Ma nessuno ci ascolta. Le ferrovie hanno modificato gli
orari privilegiando i collegamenti con l’alta velocità che, però,
costano il doppio. Pensano solo al profitto…». L’ufficio stampa delle
Ferrovie spiega, invece, che «l’attenzione verso i clienti è sempre al
primo posto. Ed è cresciuto il numero di treni ad alta velocità proprio
perché i viaggiatori lo hanno chiesto. Comunque i collegamenti con gli
Intercity sono garantiti nella fascia dei pendolari, così come quelli
con i treni regionali». Comunque vada, da lunedì prossimo il nuovo
orario entrerà in vigore e i pendolari saranno costretti ad
organizzarsi, anche se Comune e Regione si sono già attivati per creare
collegamenti utili anche per l’Intercity delle 5 e 50. Alla protesta
dei pendolari della Napoli-Roma, si aggiungono anche quelle di chi
viaggia in senso opposto. la cancellazione del treno veloce delle 7 e
25 dalla capitale verso Napoli, ha alimentato una tensione che si è
concretizzata in una nota diffusa agli organi di stampa: «Ci hanno
tolto il treno che ci porta al lavoro, come faremo?». A quella nota
hanno risposto le ferrovie: «C’è scarsa domanda per quel treno, non
coprivamo i costi, non era possibile tenerlo in vita». Nel giorno della
protesta dei pendolari, però, la Campania ha ricevuto pubblici elogi da
parte di Legambiente che nell’annuale rapporto «Pendolaria», pone la
regione al primo posto per l’attenzione e per gli investimenti nel
settore. E anche il progetto di «Unico» viene presentato come esempio
da seguire: «Se non vogliamo correre il rischio di chiudere al traffico
per sempre le nostre città a causa dell’inquinamento atmosferico – ha
detto l’assessore regionale ai trasporti, Ennio Cascetta – bisogna
invertire il trend di investimenti che hanno sempre privilegiato la
realizzazione di strade e autostrade, per puntare finalmente sulle
ferrovie urbane e regionali. La Campania ha già avviato da anni questa
scelta e infatti, come riconosce il rapporto di Legambiente, è la sola
Regione che supera con i propri investimenti nel 2009 l’uno per cento
del bilancio per potenziare i servizi di metropolitana e acquistare
nuovi treni». Sul fronte della mobilità, ieri si è registrata la
protesta della associazione «Disabili volontari» che ha segnalato la
chiusura di ascensori e scale mobili alla stazione sopraelevata di via
Vittorio Veneto a Marigliano. Una improvvisa agitazione sindacale che
si è protratta dalle 8 alle 12,30 ha impedito ai disabili di utilizzare
i mezzi per raggiungere l’area di arrivo dei treni. A far scattare
l’allarme è stato un gruppo di disabili diretto a Napoli e
impossibilitato a salire a bordo, che si è rivolto alla presidentessa
dell’associazione «Di.Vo.», Franca Esposito.