PENSIONATI / DOPO L’APE ARRIVA ‘RITA’
Dopo le novità della nuova Pensione Anticipata (APE), che già tanta confusione hanno ingenerato nei pensionati, il Governo ieri ha annunciato una nuova “trovata” finanziaria. Si chiama “RITA”, che sta per “Rendita integrativa temporanea anticipata”. In pratica, spiegano all’esecutivo, coloro che hanno aderito alla pensione integrativa complementare e intendono utilizzare l’anticipo pensionistico (APE), potranno ridurre le penalizzazioni previste per l’uscita anticipata dal lavoro attraverso la nuova “Rendita integrativa temporanea anticipata” (RITA). Significa che il pensionato con oltre 63 anni potrà ottenere subito una parte della pensione integrativa. Inoltre, con RITA c’è il vantaggio di poter dimezzare il “prestito” bancario che consentirebbe di usufruire dell’assegno previdenziale anticipato.
APE – Cerchiamo intanto di fare un po’ di chiarezza su APE. Lo strumento, che sarà introdotto con la Legge di Stabilità 2017 (quindi, secondo le previsioni, alla fine di quest’anno), consentirà di “anticipare, con una decurtazione economica, l’ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo”. Il Governo spiega che che l’obiettivo è venire incontro a quei lavoratori penalizzati dalla riforma Fornero che stavano per andare in pensione ma, a causa dello “scalone secco” introdotto al tempo del Governo Monti, hanno “perso il treno”. L’APE sarà presumibilmente un anticipo sulla pensione di tre anni al massimo, con una penalizzazione diversificata a seconda del livello di reddito del lavoratore. Inoltre, si agirebbe solo sulla parte retributiva del montante versato negli anni di lavoro, poiché la quota contributiva già prevede un meccanismo implicito di penalizzazione in caso di ritiro anticipato. I pensionati che aderiranno all’Ape avranno una pensione ridotta (dall’1 al 4%) rispetto a quella che, altrimenti, potrebbero ricevere qualora attendessero l’ordinaria età pensionabile. Si partirà con una sperimentazione di tre anni (per i nati dal 1951 al 1953), che dovrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici, con l’obiettivo di rendere successivamente strutturale l’intervento.
RITA – E veniamo alla nuovissima Rendita Integrativa Temporanea Anticipata: con questo strumento il Governo intende consentire, a chi sceglie l’Ape, di chiedere un trasferimento del capitale cumulato nel fondo pensione integrativo. In questo modo il lavoratore potrebbe chiedere un prestito Ape inferiore (per esempio del 50%) e integrare il suo reddito nei mesi di anticipo con il capitale ottenuto dal suo fondo pensione.
L’anticipo pensionistico sarà riconosciuto anche ai dipendenti pubblici: in particolare, donne e uomini per poter accedere all’anticipo fino a 36 mesi sulla pensione di vecchiaia dovranno aver compiuto 63 anni e sette mesi nel prossimo gennaio, quando scatterà l’Ape.
Ma c’è da fidarsi? «Sono tantissimi – fa sapere il presidente di noiconsumatori.it, avvocato Angelo Pisani – i pensionati che si rivolgono a NOI perché confusi da strumenti che richiedono due lauree per essere compresi e invece, quasi sempre, sono rivolti a categorie deboli, persone che hanno trascorso la loro vita in lavori spesso usuranti. Il nostro consiglio – spiega il presidente Pisani – resta quello di valutare attentamente, caso per caso, per non trovarsi di fronte a spiacevoli sorprese. Vi sono infatti situazioni in cui APE e anche il nuovo ‘RITA? possono essere utili, ma considerando in generale questa ‘finanza creativa’ del Governo, direi che si rischia molte volte di spendere tutto e subito, bruciando i risparmi e i sacrifici di una vita, pur di assecondare la tendenza dei nostri politici di smuovere l’economia e promuovere la crescita. Certo, nobili intenti, purché – conclude Pisani – non si cerchi di ottenerli sulla pelle dei pensionati».