Pensioni, allarme per il 2010
Le riforme delle pensioni sono strumenti a orologeria. Quando vengono
approvate, gli effetti scattano dopo molti anni. È il caso della
riforma dei «coefficienti», cioè i numeri che convertono i contributi
versati in rendita pensionistica in base all’età. Tali numeri sono
stati abbassati in un accordo tra governo Prodi e sindacati del 23
luglio 2007. I nuovi coefficienti non erano contenuti nel testo
dell’accordo bensì in un allegato, in modo che non saltasse all’occhio
la parte di maggiore impatto della riforma. Il contenuto degli
allegati, all’epoca, fu riportato soltanto dal Mattino e, alcuni giorni
dopo, dal Sole 24 Ore. I nuovi coefficienti d’altra parte non erano
immediatamente operativi ma entravano in vigore nel 2010. Adesso la
Cgil, firmataria dell’accordo, denuncia l’imminente arrivo dei
coefficienti decurtati. Per chi ha possibilità di scelta, conviene
lasciare il lavoro nell’ultimo scorcio del 2009. La Cgil ha però
ragione nel sottolineare che la legge 247 del 2007 prevedeva una
commissione sullo studio dei coefficienti che non è mai stata
costituita. La 247 peraltro fu approvata per disattivare un’altra bomba
a orologeria, quella del cosiddetto scalone varato dal governo
Berlusconi nel 2004, ovvero il brusco rialzo (tre anni) dei requisiti
previdenziali la notte del 31 dicembre 2007. La revisione dei
coefficienti previsti per il sistema contributivo, legati all’età alla
quale si va in pensione (sono più bassi se si esce dal lavoro prima e
più alti se si esce dopo), è prevista per bilanciare l’allungamento
della vita media. L’applicazione dei nuovi coefficienti – avverte
Morena Piccinini – produrrà una riduzione consistente delle pensioni
erogate a partire dal 2010 e segnerà differenze di circa il 3%
dell’assegno mensile tra chi uscirà dal lavoro a dicembre 2009 e chi
andrà in pensione a gennaio 2010. «Si tratta – dice la sindacalista
della Cgil – di 1.000-1.200 euro l’anno per chi ha una pensione di
1.800 euro al mese. Alla fine, una misura che avrebbe dovuto spingere
le persone a restare di più al lavoro le convincerà a uscire entro
quest’anno». La Cgil nelle prossime settimane farà un’iniziativa
pubblica per spiegare le ragioni del no all’applicazione automatica dei
nuovi coefficienti e chiede che l’applicazione non sia «retroattiva» e
quindi fatta sull’intero montante contributivo, ma valida sui
contributi accumulati a partire dal 2010. Un avviso: la successiva
bomba a orologeria scatterà nel 2013, quando tutte le nuove pensioni
saranno pagate con il sistema contributivo-misto, molto penalizzante
rispetto al tradizionale retributivo. Le pensioni in pratica
scenderanno di botto dal 70% al 55% dell’ultima busta paga. La notizia
è nota dal 1995, quando fu varata la riforma Dini (sempre con la firma
di Cgil, Cisl e Uil). Ma, essendo una bomba particolarmente
deflagrante, si decise di rinviare il botto di diciotto anni.